"Mi ammazzo!" è l'unica soluzione
Cronaca Lazio Roma

"Mi ammazzo!" è l'unica soluzione

mercoledì 20 ottobre, 2010

È proprio vero! In Italia chi vuole lavorare non può farlo.

Sono milioni le persone che nel nostro Paese cercano lavoro e non lo trovano o lo hanno perso. Cresce il tasso di disoccupazione, ma, dato ancora più allarmante, crescono i giovani che hanno perso la speranza! Speranza: una piccola aspettativa che ormai è divenuta un miraggio. [MORE]

Ragazzi, che hanno superato la trentina, ma pur sempre ragazzi, che hanno riposto i sogni in un cassetto e, dopo aver gettato la spugna, si riducono, per avere qualche euro in tasca, ad accettare qualunque proposta, abitualmente quella di lavorare in nero.

C’è la madre di famiglia che lava le scale, si affatica tantissimo, ma non viene retribuita ed è costretta a dar da mangiare ai propri figli gli avanzi dei vicini! C’è il ragazzo di origine africana, adottato e quindi italiano dalla tenera età, che, seppur laureato, si vede sbattere in faccia tutte le porte in un 2010 in cui ancora dobbiamo fare i conti col razzismo, perché il colore della pelle fa ancora, direi vergognosamente, la differenza.

Contratti di lavoro? Nemmeno a parlarne. Se vuoi lavorare devi farlo senza la minima tutela, senza sicurezza, e quando finisce, perché finisce, non sempre si ottiene quanto stabilito, spesso la metà, la maggior parte delle volte nulla.

Che senso ha allora? Se sei fortunato vieni etichettato come bamboccione, cioè un adulto che vive ancora con “mammà e papà”, ma se questa fortuna non ce l’hai perché tua madre, i tuoi parenti di te se ne lavano le mani e non puoi nemmeno comprarti da mangiare che si fa? “Mi ammazzo!”. È la frase che viene fuori, magari senza pensarci perché abbattuti, perché senza via d’uscita. La frase che si dice, forse, si spera, solo per attirare l’attenzione, per denunciare una triste realtà. Alcuni, però, lo fanno seriamente, come il dipendente dell’Asp di Napoli, senza stipendio da mesi, che si è tolto la vita la scorsa estate. Che amarezza!

Qual è la soluzione? Forse non chiudere gli occhi o tapparsi le orecchie davanti a un grido di disperazione. Il lavoro nero è un problema serio, ma l’omertà al riguardo è una vera e propria piaga! Denunciare è meglio. Sì il rischio è quello di perdere il lavoro, ma tanto prima o poi quel genere di occupazione si perde ugualmente, perché il disonesto datore non può correre il rischio che lo stesso lavoratore venga visto più volte nello stesso posto!


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