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L'AQUILA, 25 SETTEMBRE 2013 - Salvatore Parolisi, marito infedele di Melania Rea, la donna uccisa il 18 Aprile del 2011, si trova quest'oggi in aula per la prima udienza del Processo d'Appello. L'uomo rischia che gli venga confermata la pena all'ergastolo per omicidio, pertanto, spera che si faccia viva la persona che, il giorno dell'omicidio, telefonò da una cabina pubblica per segnalare la presenza di un corpo.
Qualora si dovesse identificare la persona che allertò le autorità quel giorno, si potrebbe chiarire se accese o meno il telefono cellulare di Melania Rea. Da qui, Salvatore Parolisi potrebbe costruire una difesa più efficace. Per il momento, però, sembra che lo sconosciuto non intenda parlare, pertanto, l'uomo dovrà esporre la sua posizione con la consapevolezza che non vi è nulla in grado di scagionarlo.[MORE]
Salvatore Parolisi, la cui personalità controversa ha catturato l'attenzione dei media, potrebbe essere un marito infedele, disattento ed impacciato, oppure un atroce assassino. A decretarlo, sarà la sentenza d'appello, tramite la quale, verrà deciso il futuro del marito di Melania Rea.
AGGIORNAMENTI IN DIRETTA
ORE 17.23: Ad udienza conclusa, vengono divulgati ulteriori dettagli sulle dichiarazioni avvenute in giornata. Il procuratore generale Romolo Como, che ha avanzato la richiesta di confermare l'ergastolo, ha aggiunto le aggravanti di: crudeltà, minorata difesa e vilipendio del cadavere. Senza di esse, la Corte non potrebbe confermare l'ergastolo. Romolo Como ha specificato: «La Corte può anche dare una diversa motivazione e arrivare allo stesso risultato». Per quanto riguarda la motivazione della sentenza precedente, che colloca Parolisi in due luoghi, Romolo Como ha poi spiegato ai giornalisti: «Lì forse la sentenza è stata precipitosa nel dare interpretazioni: in base alla sentenza infatti si potrebbe dire che, anche fosse vero che inizialmente Parolisi fosse stato visto da alcune persone a Colle San Marco, ciò non esclude che potesse essere passato prima a Colle San Marco e poi al bosco delle Casermette. Sarebbe stato dirimente se Parolisi fosse stato visto successivamente all' omicidio, per questo ho chiesto la conferma dell' ergastolo».
I legali di Salvatore Parolisi hanno fatto sapere alla stampa: «Abbiamo chiesto un approfondimento di indagini alla luce del fatto che vogliamo dimostrare che ci sono ancora punti oscuri. Esiste un contrasto su prove decisive tra i Ris e i giudici, uno dice che ci sono impronte dei piedi uno dice che ci sono impronte di mani. Chiediamo se sono piedi di chi sono, se sono mani di chi sono». Nicodemo Gentile, uno dei legali di Parolisi, ha aggiunto: «Confidiamo nell'equilibrio della Corte. Dopo un'ampissima relazione da parte del giudice al latere c'è stato l'intervento del procuratore generale che ha confermato che in questo processo esiste un contrasto fra il giudice e la Procura sul movente, inoltre è apocalittica la descrizione dei giudici. La richiesta di conferma dell'ergastolo non ci impressiona».
ORE 17.12: Sembra sfumare la possibilità che Salvatore Parolisi parli quest'oggi alla Corte. Mentre continua l'intervento dei legali delle parti civili, viene divulgata la dichiarazione del procuratore generale, Romolo Como, che ha accompagnato la richiesta di confermare l'ergastolo: «Va corretta l'impostazione delle motivazioni, imprecise e male impostate, e la parte del movente, ma non è che l'eventuale difetto comporti qualcosa sulla sentenza».
ORE 16.30: Mauro Gionni, legale delle parti civili, ha parlato dell'incontro in aula tra Salvatore Parolisi e la famiglia di Melania Rea: «E' chiaro che ogni volta che c'è un incontro, da quello che mi riferiscono, l'atmosfera e le sensazioni si aggiungono a cose che non scompaiono mai, immagino che sia stato così anche oggi, anche se non abbiamo ancora avuto il tempo di parlarne».
ORE 15:50: Gli avvocati di Salvatore Parolisi rispondono alla richiesta di confermare l'ergastolo, avanzata dal procuratore generale Romolo Como, dichiarando che l'imputato «Ha sulle spalle un ergastolo e una richiesta di conferma della pena. E' un uomo in difficoltà, ma ancora vuole combattere».
ORE 14.45: L'udienza è ripresa dopo la pausa pranzo. Interviene il legale delle parti civili, Mauro Gionni. La difesa farà la sua arringa durante l'udienza di Venerdì 27 Settembre.
ORE 13.40: Il procuratore generale Romolo Como ribadisce la richiesta d'ergastolo con aggravanti. L'udienza viene sospesa, riprenderà nel pomeriggio.
ORE 12.54: Salvatore Parolisi è entrato in aula e parlerà a breve. Dalle fonti giornalistiche, si apprende che l'uomo appare particolarmente provato e dimagrito.
ORE 12.38: Il procuratore generale Romolo Como ha iniziato a presentare alla Corte le richieste dell'accusa.
ORE 12.31: La difesa di Salvatore Parolisi potrebbe incentrarsi sulla richiesta di nuove perizie, oltre a quelle sul sangue trovato, anche su un'impronta. Nella giornata di ieri, l'avvocato Nicodemo Gentile ha dichiarato: «C'è un'impronta che il giudice ha valutato in un modo e noi pensiamo sia altro». Se le richieste di nuove perizie dovessero essere respinte, la sentenza potrebbe essere emessa già durante l'udienza del 30 Settembre.
ORE 12.22: Intorno alle ore 10.00 di questa mattina, è iniziata la prima udienza del processo d'appello. Dopo la lettura delle relazioni che introducono la sentenza di primo grado, tramite la quale Salvatore Parolisi venne condannato all'ergastolo, inizia a parlare la difesa dell'uomo. Viene richiesto alla Corte di far sì che vengano inserite nel procedimento nuove perizie su due macchie di sangue, che vennero ritrovate sia sul corpo di Melania Rea, sia nelle vicinanze del cadavere. Il collegio deciderà se accettare o respingere la richiesta. Uno degli avvocati di Salvatore Parolisi ha affermato: «Abbiamo affrontato un processo in primo grado nel quale l'accusa ha portato una ricostruzione dei fatti, un movente che, grazie anche all'attività istruttoria fatta dal giudice e proposta dalla difesa, è stato totalmente respinto dal giudice. Lo stesso ha poi fatto una propria ricostruzione. Oggi ci troveremo a contrastare punto per punto quella che è stata la ricostruzione del giudice, proprio per dimostrare, così come abbiamo fatto in primo grado, l'infondatezza dell'ipotesi accusatoria. Riga per riga dimostreremo come la ricostruzione fatta dal giudice è fantasiosa e non aderente ai fatti e ai dati emersi durante il processo. Chiediamo una discussione pacata attraverso una rivisitazione di tutti i passaggi, le testimonianze, le perizie, le consulenze, perché, sinceramente, l'approccio del primo giudice è stato emotivo».
(Immagine da ascolinotizie.it)
Alessia Malachiti