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NEW YORK, 26 GIUGNO - Dopo la decisione della Camera, anche il Senato dello Stato di New York, nella serata del 24 giugno, ha approvato il Marriage Equality Act, una riforma – proposta dal governatore Andrew Cuomo – che consente i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Si tratta del sesto stato degli Usa ad aver varato una normativa di questo tipo, dopo Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire e Distretto di Columbia (cioè la capitale federale, Washington).[MORE]
Il provvedimento, passato con 33 voti a favore e 29 contrari nonostante il Senato sia a maggioranza repubblicana, entrerà effettivamente in vigore fra trenta giorni. Entro un mese, quindi, gay e lesbiche newyorkesi avranno la possibilità di sposarsi, un traguardo certamente importante per la comunità omosessuale statunitense – e non solo - se si considerano la popolosità e l'importanza politico-culturale della città. Alla diffusione della notizia, le strade di New York si sono riempite di folle festanti e di rainbow flags, le bandiere arcobaleno simbolo del movimento gay.
Manifestazioni e cortei si sono svolti ieri anche in altre città del mondo, comprese alcune città italiane, tra cui Milano, Rimini e Napoli. A Napoli, in testa al corteo ha sfilato anche il neo-sindaco, Luigi De Magistris, insieme a Vladimir Luxuria, madrina del Pride, al vicesindaco Sodano e all'assessore alla sicurezza Narducci. In Italia, ai festeggiamenti per la storica decisione americana, si è unita la richiesta per l'approvazione di una normativa che tuteli anche le unioni omosessuali. La strada da fare in questa direzione, tuttavia, sembra ancora lunga se si considera che il parlamento italiano, poche settimane fa, ha bocciato persino una norma volta a contrastare l'omofobia.
Non sono mancate - c'era da aspettarselo - le reazioni di disappunto di una parte della comunità religiosa newyorkese. “Trattiamo con rispetto i nostri fratelli e sorelle omosessuali – si legge in una nota della Conferenza Episcopale dello Stato di New York - ma affermiamo con forza che il matrimonio è l'unione tra un uomo e una donna. Questa definizione non può cambiare, anche se ci rendiamo conto - aggiungono - che le nostre convinzioni sulla natura del matrimonio continueranno ad essere ridicolizzate e che qualcuno cercherà persino di mettere in atto le sanzioni del governo contro le chiese e le organizzazioni religiose che predicano queste verità senza tempo".
La comunità ecclesiastica è, ovviamente, liberissima di esprimere il proprio parere su una decisione che non condivide. Libero, però, il resto del mondo – compresi non credenti, non praticanti e persino credenti e praticanti che considerano laicità e separazione tra Stato e Chiesa cardini dello Stato di diritto – di pensarla diversamente e di ritenere certe posizioni retrograde e irrispettose dei diritti umani.
Serena Casu