Martedì 11, la lunga notte di Istanbul
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Martedì 11, la lunga notte di Istanbul

mercoledì 12 giugno, 2013

ISTANBUL, 12 GIUGNO 2013 - In seguito alle Quattro Giornate di Istanbul, piazza Taksim, simbolo della rivolta turca, aveva ritrovato una discreta serenità. O quantomeno, c’era la volontà di spogliarsi delle tensioni e guardare avanti in positivo, pur senza dimenticare. Ankara non smetteva di tenersi calda, per il principale fatto di ospitare i palazzi di governo, ma Taksim, no. Istanbul ha vissuto un rilassante fine settimana, pacato e sommesso in quanto a rabbia, ma il fine settimana non è durato a lungo.
 
Ieri mattina la polizia è tornata a Taksim, con l’intento di liberare l’area dalle barricate poste dai manifestanti. Ma presto la situazione è sfuggita di mano. Son spuntati, di nuovo, cannoni ad acqua, proiettili di gomma e gas lacrimogeni, che tentavano di disperdere alcuni manifestanti presenti nella piazza. La risposta è arrivata con lanci di pietre, e sono spuntate anche bombe molotov, in possesso, inizialmente, di un piccolo gruppo di manifestanti – si stima intorno alle dieci unità. Il gruppo in questione sventolava bandiere del partito socialista turco, dal quale però lo stesso partito ha subito preso le distanze. Rumors sul solito Facebook fanno pensare a una provocazione: per tutto il pomeriggio circolavano foto dei facinorosi con radiotrasmittenti alla mano e pistole nascoste sotto la maglia.[MORE]
 
Nell’adiacente Gezi Parkɪ, invece, dove ancora campeggiavano numerosi manifestanti, tra cui anche intere famiglie, anziani e bambini, la situazione sembrava tranquilla. Le autorità avevano garantito di non attaccare l’area, ma, nel tentativo di rimuovere striscioni e barricate, la polizia ha fatto irruzione anche nel parco, intimando – con la forza – a tutti di sgomberare al più presto, senza risparmiarsi sui famigerati sistemi – cannoni/proiettili/gas .
 
Nel frattempo, nel vicino Palazzo di Giustizia, erano riuniti numerosi avvocati intenti anch’essi a manifestare il loro dissenso. La polizia ha fatto irruzione anche lì, prendendo in custodia almeno 73 legali.


La tensione è rimasta comunque alta in piazza, dove gli scontri assumevano proporzioni sempre più grandi. Col calare della notte, la lotta prendeva le sembianze di una di quelle “all’ultimo sangue”: da un lato il sindaco che minacciava il prosieguo delle azioni della polizia fino a quando la piazza non sarà completamente sgombra, dall’altro altri manifestanti che accorrevano a dare il loro supporto.
 
Il tutto alla vigilia dell’incontro tra Erdoğan e alcuni rappresentanti della Taksim Solidarity Platform, un’associazione nata in occasione della protesta, che funge da portavoce. Le premesse per una possibile resa dei conti non fanno presagire il meglio, e lascia piuttosto interdetto qualsiasi possibile oracolo.

Dino Buonaiuto
(Corrispondente dalla Turchia)


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