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PALERMO- Marcello Dell'Utri "ha svolto, ricorrendo all'amico Gaetano Cina' ed alle sue 'autorevoli' conoscenze e parentele, un'attivita' di 'mediazione' quale canale di collegamento tra l'associazione mafiosa Cosa nostra, in persona del suo piu' influente esponente dell'epoca, Stefano Bontate, e Silvio Berlusconi, cosi' apportando un consapevole rilevante contributo al rafforzamento del sodalizio criminoso al quale ha procurato una cospicua fonte di guadagno illecito rappresentata da una delle piu' affermate realta' imprenditoriali di quel periodo". Questo scrivono i giudici della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Palermo per motivare la sentenza con la quale hanno condannato il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri, a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. [MORE]
UNA MEDIAZIONE LUNGA VENT'ANNI
"Una mediazione" tra i boss e l'attuale presidente del Consiglio che duro' per due decenni, con la quale avrebbe consentito "all'associazione mafiosa, con piena coscienza e volonta', di perpetrare un'intensa attivita' estorsiva ai danni del facoltoso imprenditore milanese imponendogli sistematicamente il pagamento di ingenti somme di denaro in cambio di 'protezione' personale e familiare". Non oltre il 1992, hanno pero' sancito i giudici, periodo dopo il quale i pagamenti sarebbero cessati, come dichiarato da quasi tutti i collaboratori di giustizia.
I RAPPORTI 'CONSOLIDATI' CON ESPONENTI MAFIOSI
"Cio' Dell'Utri ha potuto fare proprio perche' - sottolineano i giudici - ha mantenuto negli anni, mai rinnegandoli ed anzi alimentandoli, amichevoli e continuativi rapporti con esponenti mafiosi (...). Marcello Dell'Utri, dunque, per circa due decenni, ogni volta che l'amico imprenditore Silvio Berlusconi subiva attentati ed illecite richieste ad opera della criminalita' organizzata, si e' proposto come soggetto capace, in forza delle sue risalenti conoscenze, di risolvere il problema con l'unico sistema che conosceva, ovvero favorire le ragioni di cosa nostra inducendo l'amico a soddisfarne le pressanti pretese estorsive".
PUNTO DI RIFERIMENTO PER BERLUSCONI E PER COSA NOSTRA
Un "costante ed insostituibile punto di riferimento sia per Silvio Berlusconi, che lo ha interpellato ogni volta che ha dovuto confrontarsi con minacce, attentati e richieste di denaro sistematicamente subite negli anni", ma anche e soprattutto "per cosa nostra che, sfruttando il rapporto preferenziale ed amichevole con lui intrattenuto dai suoi due membri, Gaetano Cina' e Vittorio Mangano, sapeva di disporre di un canale affidabile e proficuo per conseguire i propri illeciti scopi non rischiando denunce ed interventi delle forze dell'ordine, quanto piuttosto con la garanzia di un esito positivo e dell'accoglimento delle proprie pretese estorsive" .
( Fonte AGI)
Foto ansa