Lettera don Verzé: ''Mi assumo tutta la responsabilità e mi offro al giudizio''
Cronaca Lombardia

Lettera don Verzé: ''Mi assumo tutta la responsabilità e mi offro al giudizio''

venerdì 2 dicembre, 2011

MILANO, 02 DICEMBRE 2011- In una lettera indirizzata a pm, Cda e stampa, don Luigi Verzè affida il suo pensiero, "Ho pensato di fare come Gesù Cristo che, dopo aver guarito tanti ammalati e dopo averci donato una dottrina salvatrice, fu arrestato, calunniato e condannato alla croce: non si è difeso. Del San Raffaele sono stato e sono io l'ispiratore. Per questo mi assumo tutta la responsabilità di quanto è stato compiuto e con questa mia lettera mi offro al giudizio di tutti, dei Signori Pubblici Ministeri, del Consiglio di Amministrazione, dell'opinione pubblica e rivendico l'intera responsabilità morale e giuridica di quanto avvenuto per il San Raffaele".[MORE]

Il testo testo della lettera, di cui l'autore ha chiesto espressamente di non "pubblicarla nella sua integrità", continua, "Non leggo da mesi la stampa: ho pensato di fare come Gesù Cristo che, dopo aver guarito tanti ammalati e dopo averci donato una dottrina salvatrice, fu arrestato, calunniato e condannato alla croce: non si è difeso. Ma sono stato pregato di leggere una rassegna stampa e oggi non posso più tacere, con il rischio che il mio silenzio danneggi molti ed in particolare la Associazione dei Sigilli, persone tutte qualificate ed assorbite con assoluta purezza nel travaglio della gestione dell'Uomo, immagine di Dio, secondo la filosofia del San Raffaele, una Associazione civilmente e canonicamente riconosciuta".

Sostiene don Verzè,"Sono sacerdote di 91 anni: ne ho viste di tutti i colori e mi sono semplicemente proposto di non lasciare il mondo assistenziale come l'ho trovato: cameroni di 30-40 letti, spesso sgangherati, senza servizi. Solo i ricchi potevano accedere alle case di cura private, tenute soprattutto da Religiosi. 'Un peccato - mi disse il Card. Montini - che la Chiesa avrebbe dovuto pagare'. Metodo? Imitare Cristo Gesù che guariva tutti senza aspettare un grazie. Era stato il Card. Schuster ad invocare per Milano un ospedale vero che, senza discriminazioni, trattasse ogni ammalato come se fosse un altro Cristo".

Il sacerdote ripercorre la strada fatta, "Oggi guardo dalla mia finestra: il San Raffaele è completato; è conosciuto in tutto il mondo per la bravura dei suoi Medici, Infermieri, Ricercatori e Docenti. Mi sovviene quando a Verona, don Giovanni Calabria, oggi canonizzato, mi chiamò a sorpresa. Era il 12 gennaio 1950 e mi disse: 'Il Signore ti vuole a Milano. Là nascerà un'Opera che farà parlar di sé l'Europa intera'. Guardando l'Angelo San Raffaele che sovrasta l'intera Opera (riferendosi alla statua che campeggia sopra la cupola del Dibit 2) debbo riconoscere che quella profezia si è avverata. Oggi il San Raffaele non è fallito. E' stato messo sotto la protezione del Vaticano e della Giustizia".

Per quanto riguarda la questione legata all'acquito di un aereo privato, don Verzè spiega, "Sì, è vero, un aereo il dott. Mario Cal, mio Vice Presidente Esecutivo, mi propose di acquistarlo per risparmiare tempo e fatiche, sempre disponibile per andare in India, a Dharamsala (Tibet), in Africa, in America Latina, oltre che a Roma, a Cagliari, ad Olbia, a Taranto, in Sicilia, ecc., dove la dottrina del San Raffaele venisse conosciuta e realizzata: dare tutto quello che si è e quello che si ha per guarire gli ammalati anche poverissimi, così come insegna Gesù: 'Andate, insegnate, guarite, mondate i lebbrosi'. Del San Raffaele, quindi, sono stato e sono io l'ispiratore; tutto quanto è stato necessario per la realizzazione di questa Opera nella aspirazione alla ottimalità in ciascuno dei suoi versanti risale a me; nulla di quanto essenzialmente connesso alla funzionalità del San Raffaele mi è estraneo".

Conclude il fondatore del San Raffaele, "Non so come Mario Cal abbia gestito nei particolari la sua funzione ma escludo che abbia agito nel suo personale interesse e comunque mi assumo tutta la responsabilità di quanto è stato compiuto nella superiore finalità dell'Uomo realizzata dal San Raffaele. Con questa mia lettera mi offro al giudizio di tutti, dei Signori Pubblici Ministeri, del Consiglio di Amministrazione, dell'opinione pubblica e rivendico l'intera responsabilità morale e giuridica di quanto avvenuto per il San Raffaele. Ne rivendico peraltro anche la fondamentale importanza del suo esistere e del suo perpetuarsi nella panoramica della cultura e della sanità. Confido di avere anche la forza (fisica) di affrontare dinanzi a tutti questo passo al quale non ho intenzione di sottrarmi. Concludo: ora so cosa significa essere con Cristo tempestato da insulti, sulla croce. Fa parte del mio programma Sacerdotale".

(Fonti, Ansa, Adnkronos, Corriere della Sera, La Repubblica)

Rosy Merola

 


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