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ROMA, 18 GIUGNO 2013- Un piano attraverso cui formare poliziotti e militari, controllare le frontiere con i ricorso a strumenti tecnologici specializzati, creare una cultura istituzionali ideata sul modello dei codici occidentali, riarmare, parzialmente le milizie. Il tutto facendo leva sulle basi di addestramento di Sicilia e Sardegna. [MORE]
Questi, secondo indiscrezioni, i punti principali del rapporto consegnato dal Premier italiano Enrico Letta al Presidente Usa Barack Obama, a margine del vertice G8 che si sta svolgendo in queste ore in Irlanda: una relazione, o meglio un piano, subito ribattezzato ‘piano Libia’, attraverso il quale l’Italia si appresta a riappropriarsi del proprio tradizionale ruolo di intermediario nei rapporti tra l’Occidente e il Paese nordafricano.
In realtà la manovra studiata dal Governo Letta pare rispondere ad una precisa richiesta giunta dalla Casa Bianca: secondo quanto riportato stamane da La Stampa, Washington avrebbe già avanzato da tempo la richiesta di aiuto dallo storico alleato per risolvere la questione libica. Difatti forte è la preoccupazione internazionale dal momento che, a due anni dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi, lo scenario in Libia resta dominato da instabilità e turbolenze, tanto da richiedere un subitaneo intervento da parte delle potenze occidentali. Nessuna sicurezza istituzionale d’altra parte proviene dal governo di Ali ZIdan, un leader tutt’oggi riconosciuto come tale solo in parte e incapace di garantire certezze con la sua coalizione liberale perennemente in bilico.
L’impegno dell’Italia sul fronte nordafricano sembrerebbe essere in cambio garantire un non intervento nella situazione Siriana, in merito alla quale il nostro paese contribuirà solo attraverso aiuti umanitari.
Emmanuela Tubelli