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Ho sempre immaginato la chiesa come un immenso sole, in un perfetto equilibrio di doni, potenzialità, specificità, attitudini che, insieme tra loro, formano un’unica grande forza: quella di Cristo.
Il sole è una fonte di calore e di luce; il suo centro, metaforicamente, è il cuore di Cristo. Quando lo si guarda, in genere, si percepisce un profondo senso di benessere, di serenità; ci si riconosce manifestazione di un’unica sorgente luminosa. Allo stesso modo, vivere la vita della Chiesa è come vivere in una famiglia in cui ciascuno trova, guardando a Cristo, tutto ciò di cui ha bisogno, dove è possibile condividere esperienze di gioia e di dono, attingendo alla stessa luce e allo stesso calore.[MORE]
Un’altra caratteristica del sole è che esso è formato da molteplici raggi che si diramano, ciascuno, verso una direzione precisa, con un proprio timbro luminoso, una diversa lunghezza. Nessuno, nella chiesa, può mai pensare di essere un raggio identico all’altro o di avere lo stesso orientamento, la stessa misura. Il sole esiste proprio per far sì che ogni raggio sia capace di fare luce e donare calore in posti diversi: sulle onde del mare, sulle cime dei monti, sulla terra, su nazioni e continenti diversi, ma sempre mantenendo la specifica singolarità di ogni raggio. Se anche noi siamo simili a questi raggi, allora nessuno può avere la pretesa di essere uguale all’altro, né può imporre agli altri la propria misura.
Capita, a volte, che qualche raggio rischi di perdere la sua luminosità o di spegnersi del tutto. Ecco, allora, che il sole, attraverso i raggi più vicini al suo centro, cerca di ravvivare queste parti deboli. Ma la luce che questi ultimi ricevono non è un conformarsi passivo ai primi: è solo un ricevere, nuovamente, intensità e vigore per poter restare uniti al nucleo del sole e poter realizzare la propria specifica opera all’interno della più ampia missione “solare”.
Esiste, ancora, un ultimo aspetto che fa comprendere l’efficacia del compito affidato al sole: quello di rivolgersi, attraverso i suoi raggi, alla terra, nella sua interezza, per riscaldarla, plasmarla con la sua luce, per trasmettere calore e benessere a ogni organismo vivente. Non ci si deve aspettare che sia la terra, per acquisire le proprietà essenziali del sole, a doversi innalzare fino alla sua altezza. Assolutamente no: i raggi devono essere capaci di individuare quali siano i punti oscuri e freddi della superficie terrestre e ciascuno di essi deve arrivare in questi luoghi, pur restando nella forza splendente della propria natura, di essere cioè datrice di vita.
Nella chiesa, il fatto di essere un raggio potente dell’unico centro vitale non preclude a nessun raggio la possibilità di spingersi in situazioni, luoghi o ambienti dove, ormai, questa vita si va eclissando. Anzi, il donarsi autentico, originale dei raggi potenti, protesi verso le luci un po’ opache, non solo non tradisce lo spirito e la forma del sole (Cristo), ma consente anche ai raggi opachi di brillare nuovamente, riconoscendo il proprio ruolo, all’interno del sistema “solare” della chiesa, nel rispetto reciproco.
Don Alessandro Carioti
Docente di Teologia Fondamentale nell’Istituto Pio XI di Reggio Calabria
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]. Si cercherà di fornire a tutti una risposta.