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ROMA, 13 DIC - La Befana, il cui nome non è altro che la corruzione di Epifania, ossia manifestazione, è nell'immaginario collettivo un personaggio mitico con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Le sue origini, che si perdono nella notte dei tempi, sono una commistione di tradizioni magiche pre – cristiane che, nella cultura popolare, si sono fuse con elementi folcloristici e, in seguito, cristiani.[MORE]
L'iconografia è fissa. La Befana indossa un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. Questo curioso personaggio, che è saldamente radicato nell'immaginario popolare, è spesso associato alla figura della fata o della maga. Ma chi è, in realtà e come ha avuto origine il suo mito? Molti sono i racconti nei quali si fa riferimento a questo misterioso personaggio. Abbiamo scelto per i nostri lettori quelli più curiosi.
Si narra che i Re Magi, diretti a Betlemme per fare visita al Bambinello e onorarlo con i loro doni, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad un’anziana signora. Nonostante le insistenze, perché si unisse a loro per rendere omaggio a Gesù, la vecchietta non volle uscire di casa per accompagnarli nel viaggio. In seguito, dopo essersi pentita, preparò un cestino di dolci e si mise alla ricerca dei Magi, senza però riuscire a trovarli. Nel suo girovagare, si fermò ad ogni casa che incontrava sul suo cammino e donava dolciumi a qualunque bambino incontrasse, nella speranza che si trattasse del Salvatore. Da allora, si racconta, che giri per il mondo continuando a fare regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
Secondo un’altra storia, la festa della Befana avrebbe radici nella cultura pagana delle superstizioni e dei riti magici. Gli antichi romani inauguravano l’anno nuovo con celebrazioni in onore del dio Giano e della dea Strenia, da cui deriva il termine strenna natalizia. Durante queste feste, chiamate Sigillaria, vi era l’abitudine di scambiarsi auguri e doni che avevano, per lo più, la forma di statuette d’argilla dette “sigilla”, dal latino sigillum, diminutivo di signum, ossia statua. Questo era il periodo dell’anno prediletto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla, nella forma di bamboline o animaletti fatti in pasta di dolci.
Un’altra tradizione racconta che la dodicesima notte dopo il Natale, ossia in seguito al solstizio d’inverno, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno appena trascorso, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo. La Befana coinciderebbe, quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità.
Con il trascorrere dei secoli, la deriva pagana si mescola alle interpretazioni cristiane di questo mito. È durante il Medioevo, periodo contraddistinto dalle persecuzioni alle streghe e di intenso fervore religioso, che Madre Natura o, all’occorrenza la dea Diana, divengono donne brutte e cattive e i riti dei falò divengono dei veri e propri roghi destinati alla vecchia e attempata fattucchiera. Le contaminazioni pagane e cristiane generano, quindi, una figura di donna che è un misto di entrambe le culture, da una parte vivono la buona Madre Natura o Diana e dall’altra la cattiva strega che deve essere bruciata anche se solo simbolicamente.
Nel tempo, questa festa ha però assunto un significato diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto come il simbolo di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini. Quelli buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato.
I bambini, la sera precedente l’Epifania, appendono al caminetto o, in sua mancanza, alle finestre la calza più grande che possiedono. Il mattino dopo la troveranno piena di prelibatezze di ogni genere.
Mia S. Aaron