Intervista ad Erri De Luca. La TAV? «La più salda alleanza tra un crimine civile e gli affari»
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Intervista ad Erri De Luca. La TAV? «La più salda alleanza tra un crimine civile e gli affari»

venerdì 27 settembre, 2013

MILANO 27 SETTEMBRE 2013 - In bilico vivono gli abitanti della Val di Susa, un equilibrio instabile che segna i volti di chi ancora ci crede nella propria terra, di chi ha il diritto di viverla, di chi ogni giorno sta lottando a mani nude per far sì che il proprio "habitat" non venga smantellato, perforato, annientato, non si disperda sotto una grande, scomoda e violenta TAV. E forte è la voce di chi cerca di lottare affinché questa terra continui a pulsare, a vivere, sotto i piedi dei propri abitanti, come la voce di Erri De Luca intervistato da InfoOggi.

Lei ci ha fatto notare una realtà che non tutti stanno lasciando vedere «un contadino che deve andare a zappare la sua vigna deve mostrare il proprio documento e carta di identità a un ufficiale dell'esercito», ci ha mostrato la vita di un uomo privata del proprio "diritto di vivere". Siamo di fronte ad una violenza contro un luogo e, mi permetta, anche contro gli abitanti di questo luogo eppure hanno avuto il barbaro coraggio di affermare "la Tav in compenso porterà nuovi posti di lavoro". Lei cosa pensa in merito?

«La Valle di Susa è sotto occupazione militare per imporre la realizzazione di un'opera maledettamente nociva, che intende perforare chilometri di montagne imbottite di amianto e di uranio. La Valle di Susa era la valle uranifera di Europa, nelle sue miniere ora abbandonate il contatore geiger suona e frigge come olio in padella. Inoltre la Francia ha rinunciato, con la formula liquidatoria di rimandare l'apertura del cantiere al duemilaetrenta, cioè mai più. La protervia delle nostre autorità pubbliche impongono lo scavo comunque e da ora. Penso in merito che si compie qui la più salda alleanza tra un crimine civile e gli affari».

Cosa vuole rispondere a coloro che lo hanno definitio "il cattivo maestro" della Valle?

«Non sono maestro, titolo nobile che spetta a chi ha sudato e studiato per conseguirlo. Sono rimasto allievo, apprendista di quello che capita intorno a me. Cattivo sì e inservibile per tutti i poteri costituiti».

Il Senatore Stefano Esposito ha annunciato: «La mia battaglia sulla Tav è ben fatta. Se l'estrema destra si salda con gli estremisti di sinistra per contestare, significa che stiamo facendo un buon lavoro sulla Torino-Lione». Siamo arrivati davvero a questo? Metà vittoria è nelle mani di chi ancora non guarda gli occhi di una povera gente alla quale stanno togliendo il loro "habitat", alla quale stanno togliendo la libertà, la dignità?

«Non vinceranno perché la TAV non si farà, ma intanto perforeranno e guasteranno con milioni di metri cubi estratti l' aria, l'acqua, il suolo di una vallata».

In passato, qualcuno ha affermato che la “La cultura non dà da mangiare”. A Suo parere, può la ripresa economico-sociale del nostro Paese passare attraverso lo sviluppo della cultura, del patrimonio artistico e dalla ricerca scientifica e tecnica, come sancito dall’articolo 9 della nostra Costituzione?

«L'Italia smetterà di produrre acciaio come ha smesso di produrre computer, ma non smetterà di detenere il più massiccio deposito di patrimonio culturale dell'umanità. Questa è la nostra risorsa strategica e il ministero della cultura dovrebbe essere il più importante ufficio pubblico d' Italia. Insieme a quello per l' Agricoltura e del Turismo saranno il nostro futuro, oppure l'Italia scadrà come una cambiale protestata».

In una sua dichiarazione, Mario Monicelli – con veemenza – affermò: «In Italia non c’è mai stato: una bella botta, una bella rivoluzione. C’è stata in Inghilterra, in Francia, in Russia, in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, che è trecent’anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice. È doloroso, esige anche dei sacrifici. Se no, vada alla malora – che è dove sta andando, ormai da tre generazioni». Allo stato attuale della situazione politica italiana – con le “larghe intese” che sembrano essere vicine al capolinea – ritiene che sia adesso il momento giusto per compiere la sopraindicata rivoluzione d'azione e di pensiero?

«No, manca la materia prima di una rivoluzione che è la gioventù, siamo un paese anziano. Anche i giovani si mimetizzano da anziani perché sono in minoranza e in sudditanza verso gli adulti».

E cosa vogliamo che accada ancora? Siamo un popolo in preda ad attacchi di panico continui, ma possiamo ancora rialzarci in piedi e contare su di una rivoluzione giovane che per una volta sia mirata a riprendere i diritti che ci vengono strappati quotidianamente, la vita e se non il futuro, almeno il presente. Perché questa terra è gravida di noi e se la si baratta con degli interessi economici, se svuotiamo il ventre, saremo noi i figli di quell'aborto. Non ci possono anestetizzare l'anima.

(immagine da notav.info)

Rossella Assanti e Rosy Merola [MORE]


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