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“Infedele”! Una delle espressioni più dure della nostra lingua, che fa riferimento a qualcuno di cui ci si fida e che viene meno a tutti i giuramenti fatti. Utilizzarla, però, in modo troppo affrettato potrebbe marchiare una persona per sempre. In Italia siamo abituati a sentire “La legge è uguale per tutti”, quando sappiamo che in alcuni casi non è così.[MORE]
Eppure fa scalpore! Fa scalpore “mettere le manette” ad un uomo che fino a ieri era dalla parte “giusta”. Fa scalpore arrestare un carabiniere. Uno di quelli che di “cattivi” ne ha arrestati tanti e che oggi è, o forse deve essere lui il cattivo. Non basta sconvolgere la famiglia di quella persona. I figli poco più che bambini, la giovane moglie, i genitori anziani. È necessario dire all’opinione pubblica a gran voce che lui è colpevole. Se è colpevole è giusto che paghi. Si faranno ulteriori indagini e ci sarà una condanna. Se è colpevole, però!
Certo, il titolone “Nei secoli fedele alla … ‘ndrangheta” resta impresso. Risulta d’effetto il servizio se lo chiami “talpa”, “la macchia nella divisa”, “infedele”, ma se poi dovesse risultare che infedele non è? L’effetto del servizio giornalistico è solo devastante per chi lo circonda.
Dovremmo tutti ricordare, specie che si definisce giornalista, che il nostro compito è quello di riportare i fatti come sono accaduti. Informare e non giudicare. “È stato arrestato … per queste accuse … sono al vaglio degli inquirenti …”, fatti e non opinioni o epiteti, che lasciano trapelare un giudizio personale o di qualcun altro.
E soprattutto dobbiamo tutti ricordare che in Italia si è innocenti fino a prova contraria e fino ad una sentenza definitiva che non dica che si è colpevoli. Per questo il brigadiere Vincenzo Alcaro fino al giorno della sentenza dovrebbe essere innocente per tutti. Innocente fino a prova contraria, e non il contrario perché dirlo fa un grande rumore.
Clara Varano