InArt - Intervista a Giovanni Iudice
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InArt - Intervista a Giovanni Iudice

domenica 9 giugno, 2013

GELA (CL), 9 GIUGNO 2013 -  Giovanni Iudice, artista siciliano di Gela, è qui che vive e lavora. Autodidatta e maestro di una “ipervisione della realtà”, si fa scultore di tutta una serie di emotività e di tensioni da cui l’arte stessa nasce. Dalle sue opere, che sembrano intagliate nella tela, tanto è meticoloso lo studio delle finezze, traspare un’immagine per nulla imbrigliata nella mera rappresentazione del vero, ma viva e carica di un turbamento ipersensibile che coinvolge il fruitore inevitabilmente. L’artista ha risposto alle domande di infooggi.it rendendo il lettore partecipe della fonte stessa della sua poetica.

Maestro Iudice, le sue opere sembrano uscire fuori dalla matita con una rapidità tale da cogliere l’essenza stessa di quegli attimi, con una dovizia di particolari che lascia senza fiato. Da cosa nasce l’attenzione per il dettaglio?

“E’ un linguaggio di una ipervisione della realtà, che però esula dal dato stesso della tangibilità. Parte sì dall’immagine che voglio rappresentare, da una fotografia o da altro, ma poi ha un’interpretazione tale da mettere a registro tutte quelle che sono le emotività dell’ipervisione e dell’ossessione della realtà stessa. Non si tratta di una riproduzione di un documento, come accade nell’iperrealismo americano degli anni ‘70. Io parto spesso anche dal riflesso cinematografico, mi rifaccio a volte al neorealismo italiano, a Pasolini, giusto per avere un riferimento, dando una chiave di lettura rivolta al sociale, impoverita da etichette. Quindi si tratta di una rappresentazione di un dato, di una cifra stilistica che poi diventa anche astrazione. Morandi diceva che “nulla è più astratto del reale”.

Sin dalle prime opere del 1993, si nota un'applicazione particolare verso il quotidiano e verso quei momenti, come il sonno, su cui difficilmente si punta l’interesse. Sono spunti di vita vissuta?

“Mah…è chiaro che l’artista ha quasi sempre un suo particolare riferimento autobiografico. Certamente è contenuto di più nell’idea di realismo, che si pone la questione della rappresentazione della realtà a sfondo sociale, una visione dell’oggettivismo stesso che si chiama “intimismo”. Da qui nasce questa idea di scoprire gli angoli, e i mondi messi in un angolo, come fattore inconsueto. Più che di quotidianità io parlerei di microcosmo, l’osservazione di una micro-natura che riflette Dio, microscopio che rivela il macroscopio. Non è una filosofia ma una poetica, è la discriminante di un lavoro. L’arte stessa è un’esigenza dei più raffinati di rappresentare uno stato d’animo”.

Che differenza c’è tra la fotografia e la sua arte?

“Non è una questione di tecnica ma di stile, di contenuti visivi, non di messaggio. La scarsa conoscenza storica porta a creare delle menzogne, ma chi ha memoria del passato riconosce il bugiardo dal reale. La cosa importante è far vedere l’innocenza delle cose, perché l’arte, soprattutto nell’ambito figurativo, deve andare verso una linea sottile, e non è semplice. Oggi molti si camuffano dietro false mode, o dietro l’utilizzo di diversi materiali alternativi, non tutti chiaramente”.

Grande attenzione si nota anche verso temi sociali, quali quello dell’immigrazione clandestina, che in Sicilia è molto sentito. Si passa, dunque, da opere di grande luce e respiro, ad altre che trasmettono tutta l’intensità di momenti particolarmente gravi. Quale messaggio vuole che la sua arte trasmetta?

“Ecco…a me non interessa la questione di saper qual è l’agente inquinante, ma l’essenziale per me è rappresentare un disagio umano, perché ciò che “inquina” nell’ambiente lo sappiamo tutti, ma il vero problema è il “danno” che arreca. Il mio è un atteggiamento di tutela verso un equilibrio vitale, che è la civiltà stessa. A me rode molto il fenomeno del “carnario umano” dei clandestini. Sono partito dall’idea della spiaggia come luogo di pace e di svago, che tra l’altro sono stato uno dei primi a rappresentare così, per poi arrivare all’approdo dei migranti su quelle stesse rive, su cui è impensabile che essi possano giungere ed integrarsi. Così come Picasso nella sua opera “Guernica”, colpito dal bombardamento aereo dell’omonima città spagnola, volle rappresentare tutta la sua opposizione ai regimi totalitari, o nella sua opera “Les demoiselles d’Avignon” dove volle rappresentare una tensione sociale, quando si crea una condizione di estremità dell’uomo è allora che le arti intervengono, perché questi passaggi sociali, in alcuni artisti e nell’arte, creano delle cifre di svolta. L’idea di questa tensione dei clandestini riguarda anche particolari momenti storici: io ho iniziato a rappresentarli nel 2002, e la mia era anche un’idea di quella che poteva essere una tensione “in divenire”. Molto spesso gli artisti hanno un termometro sensibile, abbiamo un’arte irrazionale che è importantissima per dare delle chiavi di lettura lucide, essere contestatori e dirlo.”

Da Gela alla biennale di Venezia, cosa significa per un siciliano arrivare lì?

“Secondo me significa molto e nulla allo stesso tempo. Molto perché si capisce la storia dell’artista, la mia storia, mai agganciato a meccanismi dottrinali né politici né di altra natura. Mi sono fatto da me e mi sono fatto notare. Io ritengo che l’impegno venga prima o poi ripagato, purché si agisca con onestà intellettuale. Ho sempre fatto cose difficili credendo nella qualità, non per il mercato, anche se adesso sono premiato da una notevole richiesta, sebbene non me ne importi molto. Una delle cose positive della globalizzazione è che puoi essere un artista siciliano ma non ancorato necessariamente alle gallerie siciliane che obbediscono a quelle del nord, ma andare direttamente al nord, perché qui si è sudditi del sistema del meridione. Al nord l’arte non è né di provincia né di regione, per cui un’artista del sud è alla stregua di uno del nord”.

Le opere del maestro Iudice sono visibili alle Cartiere Vannucci – magazzini dell’arte in via Atto Vannucci 16 Milano (MI), alla Galleria Ceribelli in via San Tomaso 86 Bergamo (BG), alla galleria Repetto in Via Senato 24 Milano (MI), e sul sito internet www.giovanniiudice.it
Una personale dell’artista è prevista a Milano per il 2014.
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