

Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 3 GENNAIO 2012 – La Commissione Giovannini ha terminato il suo lavoro, ma avverte: a causa dei tempi ristretti e nonostante l’impegno, i dati ottenuti sono <<del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge>>. Insomma, per ora di tagliare gli stipendi ai parlamentari, neanche si parla.[MORE]
Da questi dati <<provvisori>>, è comunque emerso che deputati e senatori italiani intascano il 60% in più rispetto alla media europea. Più di 16 mila euro lordi in tasca, contro i 13.500 di un deputato francese, i 12.600 di uno tedesco, per non parlare dei 4.630 di un deputato spagnolo. La media, però, è approssimativa e non considera, ad esempio, il diverso livello di tassazione nei diversi paesi. Questo è uno dei motivi per cui non si può ancora parlare di tagli agli stipendi.
È stato difficile per la Commissione stabilire cosa debba essere considerato nel <<trattamento economico omnicomprensivo>>. In più, c’era il problema di individuare degli organismi “analoghi” a quelli italiani che in molti casi negli altri paesi non ci sono. Dopo tre mesi di duro lavoro è stato pubblicato il rapporto, entro il 31 dicembre come previsto dalla legge, ma le conclusioni non sono quelle sperate. <<Nonostante l’impegno profuso e tenendo conto dell’estrema delicatezza del compito ad essa affidato, nonché delle attese dell’opinione pubblica sui suoi risultati, la Commissione non è in condizione di effettuare il calcolo di nessuna delle medie di riferimento con l’accuratezza richiesta dalla normativa>>.
Alla fine ci si deve accontentare di dati approssimativi e utili solo all’opinione pubblica per farsi un’idea generale sui privilegi degli onorevoli. A cominciare dalle <<spese di rappresentanza>>, il budget messo a disposizione per stipendiare collaboratori e segreterie nei territori di origine e a Roma. In Italia, deputati (3.690 euro) e senatori (4.180 euro) ricevono la somma senza alcun obbligo di rendicontazione e senza dover dimostrare l’effettivo pagamento di un collaboratore.
Se poi passiamo alle pensioni, c’è da mettersi le mani nei capelli. In Italia dopo cinque anni di mandato, il vitalizio finora è stato pari a 2.486 euro mensili, con un versamento pari all’8,6% dell’indennità lorda. In Francia, dopo cinque anni di mandato, il vitalizio minimo è pari a 780 euro a fronte di un versamento del 10,5% dell’indennità legislativa.
Ma a fare, del parlamentare italiano, un privilegiato è il monte benefit. La <<libera circolazione ferroviaria, autostradale, marittima e aerea>>, consentita dall’apposita tessera di cui viene dotato il deputato e il senatore appena mette piede a Montecitorio e Palazzo Madama, non ha corrispettivi. In Francia i deputati dispongono di una carta ferroviaria e di quaranta viaggi aerei tra il collegio e Parigi, e sei fuori dal collegio. In Germania hanno solo la tessera ferroviaria e il rimborso per i voli domestici. E in Spagna è prevista una diaria da 150 euro per ogni giorno di viaggio all’estero e 120 per viaggi interni.
Comunque, anche se a causa dei dati approssimativi non si può ancora parlare di tagli, Camera e Senato provvederanno, entro gennaio, a intervenire almeno sul rimborso del portaborse e a mettere fine ai voli gratis illimitati.
Gaia Seregni
(fonte foto: libertaegiustizia.it)