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Oggi risponde alla domanda di Luca da Catanzaro il sacerdote don Francesco Brancaccio, docente di Teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico di Cosenza.
R. Caro Luca, per comprendere questo brano, occorre riferirsi brevemente al contesto in cui il Vangelo di Matteo lo riporta.
Gesù ha fatto il suo ingresso a Gerusalemme e sa bene di essere giunto agli ultimi giorni della sua vita terrena. Attorno a lui si agita tutto un mondo religioso che pretende di appartenere già al Regno di Dio, pur rifiutando le sue più vere esigenze di giustizia e di amore. Proprio in nome di questa religiosità comoda ed esteriore, Gesù sta per essere rigettato e condannato. Ma Lui non può lasciare questa umanità in un equivoco così grave e dedica il brevissimo tempo che gli rimane a mostrare con chiarezza la verità sul Regno dei Cieli, smascherando l’equivoco di chi si ritiene già dentro e giudica coloro che resterebbero fuori. Puoi leggere in questa luce tutto il capitolo 21. [MORE]
Il capitolo 22 prosegue in questa direzione e si apre proprio con la parabola del banchetto nuziale, a cui appartiene il brano che hai citato. La parabola è semplice nella sua trama. Un re apre le porte del banchetto nuziale per le nozze del figlio. Gli invitati si distinguono subito in due categorie: alcuni si disinteressano dell’invito, lo rifiutano o addirittura si scagliano contro gli inviati del re; altri, raccolti da ogni angolo della città, entrano a riempire la sala della festa.
Ebbene, i Giudei che in quel momento si oppongono a Gesù identificano se stessi con gli invitati che hanno accolto l’invito. Il re rappresenta Dio stesso e loro s’immaginano seduti al banchetto con Lui. Loro non sono come quegli “empi” che rifiutano la legge e l’invito di Dio.
Ma con la parabola Gesù avverte: non basta sentirsi dentro la sala del banchetto, per essere anche degni di starci. C’è chi ha rifiutato l’invito, e c’è anche chi l’ha accolto ma si comporta come se fosse ancora fuori. Dopo aver accolto l’invito, la condizione dell’uomo deve cambiare. Nella sala di un banchetto nuziale non si può stare con lo stesso abito del giorno prima, quando si stava in mezzo alla strada; allo stesso modo, chi accoglie l’invito di Dio, non può restare come prima, la sua vita deve manifestare il cambiamento prodotto dalla carità divina.
La parabola raggiunge allora tutti noi cristiani: ci basta entrare nella casa di Dio tramite il Battesimo? Ci è sufficiente un riferimento esteriore alla fede e al Vangelo? Ci possiamo accontentare di “stare dentro” la Chiesa? La nostra vita deve attestare il rinnovamento del cuore e delle opere, la totale trasformazione della nostra dignità, di cui Cristo ci ha fatto dono. Pretendere di stare con il Signore senza voler cambiare vita, ci carica di una responsabilità più grave, rispetto a chi non ha riconosciuto l’invito. Il regno eterno è per coloro che hanno accolto l’invito alla conversione e si sono rivestiti dell’amore di Dio da rivelare al mondo. Il cristiano rivestito con l’abito della carità di Cristo non giudica chi ancora non ha accolto l’invito e neanche il peccatore che lo rinnega; piuttosto si sforza di mostrare loro quanta luce e quanta festa c’è nella Casa di Dio per ogni figlio che entra e ogni peccatore che si converte.
Nello spazio di questa rubrica, ho potuto proporti solo un accenno a un principio di fondo di questa parabola. Ma se vuoi un approfondimento più dettagliato, ti suggerisco di consultare i commenti alla Sacra Scrittura che sono disponibili sul sito www.movimentoapostolico.it, alla voce “Sussidi alla formazione”. L’autore, mons. Costantino Di Bruno, ha messo a disposizione i commenti a tutti i libri del Nuovo Testamento e ha ora completato i libri storici dell’Antico Testamento. È un’opera di altissimo valore sapienziale: sono certo che vi troverai tante risposte e ti saranno sollecitate tante nuove riflessioni per la vita cristiana.
Don Francesco Brancaccio
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.