"Guerra Fredda 2.0": l'altra faccia del conflitto israelo-palestinese
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TEL AVIV, 18 LUGLIO 2014 – Il conflitto in corso che vede fronteggiarsi Israele contro Hamas ha visto da entrambi i lati rivivere un'intensa battaglia virtuale a suon di tweet e post in rete, di dimensioni molto più ampie rispetto a quella a cui si è assistiti durante l'ultima offensiva dell'operazione “Pilastro della Sicurezza”, nel novembre del 2012. Siti come Facebook, Twitter e Youtube sono stati letteralmente sommersi da messaggi che tentano di conquistare i cuori e le menti in Medio Oriente e nel resto del mondo. Sia l'esercito israeliano che l'ala militare di Hamas sono oggi ben equipaggiati con le più avanzate tecnologie, nella necessità di portare avanti la loro personalissima propaganda virtuale.
L'IDF – la Difesa Israeliana – è quotidianamente impegnata ad aggiornare i propri tweet, sin dal lancio dell'operazione “Margine di Protezione” partita l'8 luglio. L'iniziativa sembrerebbe servire a tutta una serie di propositi, dall'aggiornamento live della situazione alla necessità di raccontare la propria campana in tempo reale. Si passa dal lancio di razzi da parte di Hamas alle attività del sistema di difesa antimissilistico di Israele, Iron Dome, con post come il seguente: «ULTIM'ORA - Iron Dome ha appena ricevuto sette razzi nella zona di Ashkelon». Tiene inoltre il conto dei razzi lanciati dalle forze israeliane dall'inizio dell'operazione.
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Dall'altro lato del web, l'account Twitter in inglese di Hamas fornisce informazioni in tempo reale sui danni causati dai raid aerei israeliani, e riporta la propria attività missilistica, al pari dei suoi avversari. Hamas ha inoltre uno svariato numero di account anche in altre lingue (in arabo o in ebraico) che spesso però sono stati chiusi. I principali hashtag utilizzati dai palestinesi sono #GazaUnderAttack #Gaza #StopIsrael e #PrayForGaza. Per spiegare i propri numeri e la loro versione dei fatti, entrambe le fazioni fanno spesso uso di grafici, più volte poi ripresi per poter confutare un reclamo o per avallare un'accusa.
La principale strategia di comunicazione dell'IDF è effettuata con domande “what if”, per poter al meglio diffondere il proprio messaggio e portare la sensibilità della comunità internazionale dalla propria parte. L'IDF ha anche creato un'app, disponibile sul suo blog, che chiede alla gente di “immaginare” una ipotetica Hamas nel paese di chi la utilizza, che gli spara razzi e colpisce le abitazioni civili. L'app inoltre offre una serie di mappe in cui la Striscia di Gaza viene sovrapposta su altri paesi, in modo da fornire un'idea delle minacce alla sicurezza che Israele deve affrontare. Senza sottovalutare i riferimenti ad altre situazioni internazionali a riprova del rischio che corrono, e che è necessario sventare. Persino durante la finale dei mondiali, l'IDF ha twittato sull'hashtag #GERvsARG il numero di missili di Hamas dall'inizio del torneo, “in modo che anche coloro che si godranno la partita sapranno”.
Philip Howard, docente di comunicazione alla Central European University e alla University of Washington, afferma che sia Hamas che Israele sono coscienti di avere un vasto seguito, ma che in linea di massima si trovano dall'altra parte dell'oceano: «la parte strategicamente più importante di chi li segue», continua, «sono i giornalisti che si affidano ai loro resoconti. Sanno bene che un tweet ben piazzato può contribuire facilmente alla sua diffusione».
Hamas ha negli ultimi anni incrementato esponenzialmente l'uso dei social media, sia per raggiungere in maniera più diretta i giornalisti e i leader occidentali, sia per mantenere un impegno con i giovani attivisti pro-palestina in giro per il mondo, che non possono più vedere Hamas o i leader palestinesi come “la migliore o l'unica opzione possibile”.
Un'altra “guerra fredda” si sviluppa inoltre sul terreno delle immagini, con foto che testimonierebbero morti, feriti e distruzione, con i cadaveri dei bambini insanguinati postati da Hamas, e i civili israeliani in fuga dai razzi palestinesi pubblicati dall'IDF, oltre a video e contro-video da una propaganda e dall'altra, a vantaggio dell'uno o dell'altro, tutto materiale che più volte hanno suscitato non pochi dubbi sulla loro veridicità.
Un video pubblicato dall'esercito israeliano sul proprio account Youtube intitolato “15 Seconds: Not Enough Time”, mostra il tempo necessario per un atleta di correre su una pista e il tempo che i civili israeliani hanno a disposizione per poter mettersi al riparo dal lancio di razzi in arrivo. La didascalia del video dice: «Durante un attacco missilistico, gli israeliani che vivono nei pressi di Gaza hanno solo 15 secondi per raggiungere il rifugio antiaereo più vicino. Anche l'uomo più veloce del mondo non farebbe in tempo».
La risposta di Hamas è un video musicale, “Shake Israel's Security”, un filmato in ebraico e in arabo, che mostra militanti di Hamas intenti a costruire, trasportare e lanciare missili, nel tentativo di far cambiare opinione agli israeliani sul loro governo. Gira anche voce che gli hacker palestinesi abbiano preso possesso del sito della Domino's Pizza israeliana, allo scopo di diffondere messaggi in arabo e in inglese.
Foto: bbc.com
Dino Buonaiuto