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ROMA, 15 OTTOBRE 2011- “People of Europe, rise up!”, gente d’Europa ribellatevi!, questo il grido che tra poco meno di un’ora unirà tutto il mondo. 82 paesi e 951 città, dall’America all’Asia, dall’Africa all’Europa per esprimere il loro dissenso per un sistema politico che penalizza sempre più i cittadini e arricchisce i politici. Il mondo unito per un cambiamento globale. [MORE]
Un cambiamento globale quale rimedio al decadimento istituzionale e morale che sta interessando le nazioni europee. La protesta degli indignati italiani nasce sulla scia del sit-in di un gruppo di ragazzi iberici innanzi alla sede dell’ambasciata spagnola con sede a Roma. In breve tempo il movimento degli indignados spagnoli è divenuto l’esempio per tantissimi giovani che credono nella possibilità di cambiare il proprio futuro e sono pronti a lottare per questo. Una protesta innovativa per contenuti e modalità, nata e cresciuta grazie agli inviti alla mobilitazione che viaggiano sui social network. Così su Twitter e Facebook, la cui pagina vanta oltre 20.000 sostenitori, si affinano gli ultimi dettagli, e dal virtuale al reale il passo è davvero breve.
In Italia l’appello internazionale è stato raccolto da tanti soggetti organizzati, alleanze sociali, gruppi informali e persone che hanno dato vita al Coordinamento 15 ottobre. Le ragioni della grande protesta sono spiegate sul sito del Coordinamento: “Gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e banchieri, chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”.
Saranno oltre 100 mila persone provenienti da tutta l’Italia, questa la cifra attesa secondo gli organizzatori, che sfileranno oggi nella Capitale. Tra gli aderenti alla protesta studenti, giovani precari ed esponenti della classe politica, Il Popolo Viola, Legambiente, il Partito comunista dei lavoratori, Sinistra Ecologia Libertà e frange del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, ma campeggiano anche numerose sigle, Unicobas, Cobas, Ggil.
Si partirà alle 14 da Piazza della Repubblica, proseguendo poi per via Cavour, i Fori Imperiali, via Labicana sino a raggiungere Piazza San Giovanni. Una giornata difficile che probabilmente finirà con l’occupare le pagine dei libri. Una manifestazione che, per quanto definita pacifica dai comitati promotori, inevitabilmente desta preoccupazione, ancorpiù alla luce degli scontri avvenuti nei giorni scorsi. L’allerta dunque cresce, ma saranno circa 2.000 gli agenti in campo per garantire la sicurezza della città. Le forze dell’ordine, fa sapere la Questura, opereranno secondo un dispositivo “ad assetto variabile”, che seguirà la cronaca degli eventi. Roma sarà suddivisa in diverse zone affidate ai funzionari della polizia, tutte le sedi istituzionali saranno sotto stretto controllo e le stazioni del metro nel centro storico rimarranno chiuse per diverse ore.
E se nei giorni scorsi il sindaco Gianni Alemanno rivolgendosi agli organizzatori dell’iniziativa, ha affermato, che il diritto alla protesta “non deve essere reso incompatibile con la città e con i diritti dei cittadini”, Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma, ha dichiarato “siamo pronti a fronteggiare qualunque tipo di situazione”. Migliaia di giovani arrabbiati che armati di cartelloni rivendicano il loro diritto a poter avere un futuro. Quegli stessi giovani che secondo Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, e prossimo presidente della Bce, “hanno ragione a prendersela con la finanza come caprio espiatorio, se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent'anni e sono senza prospettive”. Benedice dunque la protesta, purché non degeneri. E in fondo è ciò che ci auguriamo tutti.
Sara Marci