Elezioni 2013: la (non) vittoria del centrosinistra ma è Grillo a trionfare
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Elezioni 2013: la (non) vittoria del centrosinistra ma è Grillo a trionfare

lunedì 25 febbraio, 2013

ROMA, 26 FEBBRAIO 2013- Questa notte è finita la Seconda Repubblica, sembra l’unica certezza che emerge dalla tornata elettorale invernale. Un trionfatore c’è e si chiama Beppe Grillo con il suo Movimento 5 Stelle. L’exploit grillino era prevedibile ma, di certo, non in queste dimensioni. Una presenza cospicua al Senato e alla Camera dei Deputati dove il movimento dell’ex comico genovese si presenterà nelle sorprendenti vesti di primo partito con il 25,5% dei consensi. Un successo storico che merita rispetto e deve indurre la classe politica italiana ad un’acuta riflessione. Da sottolineare anche un fortissimo astensionismo (per quanto riguarda Montecitorio hanno votato il 75% degli aventi diritto), sintomo della disaffezione elettorale della nazione.

Berlusconi non concretizza la “remuntada” ma risulta, dati alla mano, ancora molto seguito dagli italiani. La maggioranza relativa al Senato è sfumata per il Piemonte andato al fotofinish al centrosinistra. Soddisfazione è la parola d’ordine nell’ambiente del centrodestra che spiazza le previsioni della vigilia conquistando regioni importanti e sottraendo seggi preziosi al Senato a Bersani & C., vedi Puglia, Calabria e Lombardia. Alfano ha chiesto formalmente al Viminale di non ufficializzare il voto considerato il vantaggio definito “irrisorio” alla Camera dei Deputati del centrosinistra (+ 0,4%). La Lega Nord esce decisamente ridimensionata dal voto soprattutto rispetto alle elezioni politiche del 2008.

La Scelta civica di Monti non sfonda nonostante l’ottimismo durante la campagna elettorale. Il Professor Monti si è dichiarato soddisfatto per il risultato ottenuto ma probabilmente la sua improvvisata mini-coalizione è stata sovrastimata nei sondaggi. Flop per Ingroia, Rivoluzione civile non siederà tra i banchi del Parlamento. Una bocciatura severa per l’ex magistrato che non è riuscito ad attirare l’emorragia dei voti “di protesta” dal centrosinistra. Male anche Fare per fermare il declino di Oscar Giannino che, probabilmente, ha risentito dello scandalo del curriculum fasullo. Tra gli esclusi illustri dal Parlamento spiccano il leader dell'Idv Antonio Di Pietro e l'ex presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini.

Ora passiamo ai vincitori. E già perché tra boom di Grillo, rimonta berlusconiana e low profile del Professore, il centrosinistra ottiene la maggioranza dei suffragi sia alla Camera dei Deputati che al Senato. Tuttavia il “porcellum” elettorale se fa sorridere Bersani e Vendola alla Camera dove la spuntano con il 29, 5% contro il 29,1% del centrodestra, non ottiene lo stesso effetto a Palazzo Madama. La coalizione di Bersani può contare sulla maggioranza relativa dei seggi ma è ben lontana dal “magic number”della maggioranza assoluta, 158 seggi.  Il Pd (25,4% delle preferenze) è scottato dal primato del Movimento 5 Stelle alla Camera. Uno smacco difficile da digerire che strozza in gola l’urlo di vittoria. Un successo a metà per Bersani che sperava in un’affermazione più netta.

Il centrosinistra, da gran favorito, ottiene un vantaggio elettorale risicato. Se alla Camera dei Deputati la maggioranza è assicurata, i timori sono rivolti, come detto, al Senato. Con 119 seggi risulterebbe, istituzionalmente, impossibile governare. Anche l’eventuale, e per nulla scontata, alleanza con i senatori montiani, forti di 19 seggi, non toglierebbe le castagne dal fuoco. Grillo, se ce ne fosse bisogno, ha già precisato per l’ennesima volta l’allergia del Movimento 5 Stelle ai giochetti delle alleanze parlamentari. Una cosa è certa: i 54 futuri senatori grillini faranno gola in questo contesto ingovernabile del Senato. Un’ipotesi di grande coalizione alla “tedesca”? Difficile ma non impossibile. Bisognerà attendere che gli animi si raffreddino. A bocce ferme si potrà decidere con maggiore lucidità ma le premesse non sono le migliori in tal senso.

Le votazioni hanno evidenziato un sostanziale equilibrio ma il centrosinistra è riuscito con le unghia e con i denti a vincere le elezioni. Tuttavia la legge elettorale non garantisce, per il Senato, una governabilità nonostante la maggioranza relativa. La coalizione di Bersani e Vendola prevale sul filo di lana nella competizione elettorale ma sembra non bastare.   [MORE]

Davide Scaglione


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