Ecco a voi la generazione dei tre niente: "Niente lavoro, niente reddito, niente risorse"
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MILANO, 18 DICEMBRE 2011- "Siete la generazione dei tre niente: "Niente lavoro, niente reddito, niente risorse: davvero un gran bel futuro!". Questa è una "battuta" contenuta in un monologo tratto dal film "Wall Street: il denaro non dorme mai", di Oliver Stone (2010). In pochi minuti, in questa scena, si cerca di sintetizzare le dinamiche che hanno condotto alla crisi finanziaria esplosa globalmente nel 2008 con il crollo della Lehman Brothers, da alcuni definita la madre di tutte le crisi, peggiore di quella che negli anni Trenta aveva pessimisticamente portato l'allora presidente americano, Hoover, a dichiarare: "Non c'è più niente da fare". [MORE]
Con il passare del tempo, ci si è resi conto che quella che era stata considerata una crisi puramente finanziaria, in realtà si è rivelata essere una crisi sistemica, con radici più profonde in cui: "Le sue motivazioni sono più strutturalmente connesse alla difficoltà progressivamente aumentata nell'ultimo trentennio nelle economie sviluppate di equilibrare le crescenti capacità produttive con una domanda effettiva (cioè corredata di mezzi di pagamento) adeguata" [1].
Tutto ciò, non ha fatto altro che mettere in evidenza luci ed ombre dell'economia reale (la varietà delle attività economiche direttamente collegata alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi) e dell’economia finanziaria (i soggetti e prodotti della finanza), nonchè dell'interrelazioni fra le rispettive variabili. Infatti, l'economia finanziaria (il cui ruolo si è andato rafforzando a partire dagli anni '80), pur non producendo nulla di "tangibile", sembra essere diventata essenziale per il reperimento dei capitali destinati al funzionamento di un'attività economica ‘reale’. Tuttavia, come ha sottolineato Joseph Stiglitz: "Il settore finanziario dovrebbe servire l’economia, non viceversa. Abbiamo confuso i fini con i mezzi" [2].
La suddetta "confusione" ha portato ad un uso non sempre appropriato della finanza, secondo molti ad una finanza sregolata, posizione, quest'ultima, sostenuta anche nel sopraindicato monologo in cui si afferma, "Signori e signore, il 40% di tutti i profitti societari americani, era costituito da proventi finanziari, non dalla produzione o da qualcosa che avesse a che fare con le necessità delle persone. La verità è che ci siamo tutti dentro: banche, consumatori. Tutti muoviamo la giostra dei soldi. Prendiamo un dollaro, lo pompiamo di steroidi e lo chiamiamo "leva finanziaria". Io, invece, lo chiamo: Finanza dopata!".
E così, la crisi si accende e si propaga attraverso i rami della finanza che sono al di fuori degli strumenti di controllo e vigilanza. Si assistite ad un eccessivo ricorso all’indebitamento, un'evidente sottocapitalizzazione di alcune istituzioni finanziarie, una crescita spropositata del valore di mercato di cespiti patrimoniali, con conseguente erogazione dei mutui sulla casa ( in particolare di mutui subprime, concessi senza una verifica attenta delle garanzie dell’acquirente e garantito da enti esterni), nonchè ad errori nella conduzione della politica monetaria e finanziaria americana: "E' l'avidità che spinge in vostri genitori a chiedere un mutuo di 250.000 dollari sulla casa che ne vale 200. E con quei 50, correre al centro commerciale a comprare la tv al plasma, l'ultimo cellulare, il computer e, già che ci sono, anche un suv. E, perchè non anche la seconda casa? In effetti, conviene. Insomma, lo sappiamo tutti che il prezzo delle case, in America, sale sempre. Giusto? Ed è l'avidità che ha spinto il nostro governo a ridurre il tasso di interesse all'1% dopo l'11 settembre, perchè tornassimo tutti a fare shopping", sintetizza efficacemente il citato film.
Infatti, le banche americane, sull'onda del trend crescente dei prezzi degl'immobili, iniziarono ad erogare con molta leggerezza i mutui (subprime), sovrastimando il valore delle case. Erano convinte che, così facendo, in breve tempo sarebbero riuscite a rientrare dei prestiti concessi. Le persone, indotte anche dalla politica monetaria della Fed (che aveva appunto ridotto i tassi d'interesse), approfittarono della situazione, chiedendo mutui forti. Tuttavia, a seguito della decisione (di segno inverso) della stessa Fed di aumentare i tassi per far fronte alle previsioni di crescita dell'inflazione, le famiglie americane, che nel mentre avevano sottoscritto un mutuo subprime, non furono più in grado di pagare le rispettive rate (con l'aumento dei tassi d'interesse, il costo del denaro sale e i mutui a tasso variabile schizzano verso l'alto).
A causa di ciò, gl'istituti di credito furono costretti a confiscare le case e a metterle all'asta, al fine di ripagare, senza successo, il debito. E così, "hanno inventato tante belle siglette per mascherare il grande debito: CNO, CDO, SIV, ABS. Scommetto che ci sono al massimo 75 persone in tutto il mondo che sanno che cosa sono. Adesso ve lo dico io cosa sono: sono solo delle ADM, Armi di Distruzione di Massa. Ecco cosa sono!" [3].
E a pensarci bene, non è una provocazione così forte definire i prodotti della moderna ingegneria finanziaria, "armi di distruzione di massa". Il "peccato originale", da cui poi si è innescata una "reazione a catena" tale da scatenere la madre di tutte le crisi, è stata la mancanza di controllo dei derivati (che si celano dietro alle suddette "siglette") che, senza le opportune limitazioni, si sono diffusi nel mondo. Per cercare di rendere più compresibile quanto accaduto è necessario aprire una breve parentesi. In sostanza, nella loro essenza di intermediari, le banche sono solite farsi "prestare" i soldi dai depositanti, per poi prestarli, a loro volta, a chi si rivolge ad esse per un prestito (lucrando, tra le altre cose, sulla differenza fra gli interessi pagati ai depositanti e quelli pagati dai prenditori di fondi).
In realtà, per effetto del cosiddetto "moltiplicatore del credito", anche i soldi che le banche danno in prestito ritornano in tutto o in parte nei depositi delle stesse. Tuttavia, gli istituti di credito, non soddisfatti di ciò, per "moltiplicare" ancora di più le loro possibilità di erogare prestiti (visto che nel caso dei mutui sulle case, si tratta di prestiti di lunghissima durata, che tengono bloccate le risorse delle banche anche per decenni) si sono inventati nuovi strumenti finanziari (nello specifico i più produttivi nella creazione di tali tipologie di strumenti, di questa "economia di carta", sono gli USA e la City londinese).
Così, tornando al caso americano, nel perseguimento di tale obiettivo, in assenza di un'adeguata vigilanza, i mutui vennero cartolarizzati (ovverosia trasformati da debito o attività "illiquida", in uno strumento vendibile sul mercato) dalle banche in obbligazioni con diversi gradi di rischio. Dopo di ciò, questi vennero incorporati in altri pacchetti finanziari (cosiddette "salsicce finanziarie"), a loro volta convertiti in obbligazioni strutturate denominate CDO, (Collaterized Debt Obligations), che rappresentano una particolare tipologia di ABS (Asset Backed Securities, titoli garantiti da altri titoli) o "obbligazioni garantite da attività", per poi venderle a fondi o a privati e rientrare subito del capitale prestato. In pratica, i mutui sono stati "impacchettati" con diversi altri debiti. Questi “pacchetti” di debito "tossico", sono poi stati spezzettati in blocchi di diverso rischio (generando una stratificazione “multi-livello” dei rischi) e nuovamente impacchettati in altri prodotti finanziari (tutto questo ha il retrogusto amaro di un bel "Pacco, doppio pacco e contropaccotto"[4]) e poi rivenduti sui mercati finanziari, causando il contagio all'intera finanza mondiale.
Nell'ambito di questo sistema bancario e finaziario ombra o opaco (“Shadow banking System”), "parallelo" a quello posto in essere dagli istituti di credito tradizionali, vengono create le SIV (Special Investment Veihicles, nate nel 1988 con il nome di Gordian Knot ad opera di due banchieri usciti da citigroup), delle società veicolo che, essenzialmente, servono alle banche per portare fuori dal bilancio, i CDO e strumenti affini, riducendo così il fabbisogno di mezzi propri (patrimonio netto), che viene imposto dalle regolamentazioni vigenti. Le SIV, in sintesi, raccolgono dalle banche gl'investimenti "illiquidi" e le portano fuori emettendo, a loro volta altre obbligazioni (in pratica un altro "pacco").
Il finanziamento a breve viene realizzato attraverso commercial paper, cambiali brevi, su cui viene corrisposto un interesse un po' più alto rispetto a quello praticato sul mercato interbancario e vengono sempre rinnovate a scadenza. In pratica, le SIV operano con una leva di 12-15 volte i mezzi propri, lucrando sulla differenza tra il tasso d’interesse a breve che paga sulle sue commercial paper, ed il tasso d’interesse a più lungo termine percepito sui prestiti che la banca gli ha girato. E come se non bastasse, in questa “zona d'ombra” del mondo della finanza, ormai diventato un fenomeno di portata mondiale per effetto del processo della globalizzazione, oltre alle "società veicolo", troviamo anche i fondi comuni d’investimento di tipo speculativo, in gergo tecnico “hedge funds" (la cui caratteristica è quella di usare sregolatamente l'effetto leva: piccola quantità di capitale proprio e grande ricorso all'indebitamento bancario), ed una serie di altri prodotti artificiosi dell'ingegneria finanziaria.
Amaramente continua il monologo, "I signori degli hedge funds se ne andavano a casa con 50-100 milioni di dollari l'anno. Così, anche il banchiere, si guarda intorno e dice: "Mica sono l'ultimo imbecille!". E comincia ad usare la leva finanziaria sugl'interessi fino a 40-50 a uno, con i vostri soldi, non con i suoi, Con i vostri soldi! E glielo lasciano fare, tanto siete voi che avete fatto il mutuo. Ed il bello della faccenda è che nessuno è responsabile. Il fatto è che crediamo tutti alla stessa favola".
Quindi per farci credere a "questa favola", per rendere credibili, "veicolabili" (accattivanti al punto tale da farli ritenere un buon investimento da inserire nel proprio portafoglio), i derivati vengono accompagnati da polizze d’assicurazione contro i rischi d’insolvenza, cosiddette CDS (credit default swaps, valutati in base al rischio, dalle agenzie di rating, pagate, a loro volta, dalle stesse banche con criteri spesso discutibili), forniti da compagnie d’assicurazione e dalle stesse banche. Così, le banche e gli altri attori finanziari, mediante i CDS, si sono passati di mano i rischi legati alla possibilità che cittadini amercani non potessero ripagare la propria rata del mutuo.
E, poichè, come ben sintetizza un vecchio detto del XIX secolo, "quando gli Stati Uniti starnutiscono il mondo prende il raffreddore", il virus della crisi si è propagato arrivando fino a noi, anche se modificato rispetto al "ceppo" originario, facendo presagire nuovi ed insidiosi rischi. A causa di ciò, nostro malgrado, siamo stati mediaticamente bombardati con nuove espressioni, ulteriori "siglette" che evidenziano altrettanti nuovi rischi per i nostri paesei: debito Sovrano, default, spread Btp-Bond, agenzie di rating ed altro. Abbiamo cominciato a seguire con apprensione l'andamento della borsa, soprattutto quello del famigerato spread, senza che, all'inizio, qualcuno si sia premurato di farci capire meglio quanto stava accadendo (quasi fossimo in presenza di argomenti tabù).
Nonostante ciò, abbiamo capito che alcuni dei Paesi membri dell'Eurozona (tra cui l'Italia), rischiano di essere insolventi, di non riuscire a rispettari gli impegni assunti. In parole povere, potrebbero non essere più in grado, tra le altre cose, di pagare gli interessi sui titoli di Stato, emessi per finanziare il proprio debito pubblico. Abbiamo capito che questo apre uno scenario drammatico: quello del fallimento del Paese, il cosiddetto "default". Inoltre, abbiamo capito anche che il rischio d'insolvenza è strettamente collegato allo "spread", al differenziale, tra i titoli pubblici di uno Stato (ad esempio i Btp italiani) e i Bond tedeschi (che sono presi come metro di paragone in Europa, dato che la Germania è l'economia più forte e stabile dell'Eurozona).
Indotti da ciò, abbiamo iniziato a seguire, quotidianamente, con ansia l'oscillazione dello spread, allarmandoci quando l'osserviamo salire, perchè questo implica che stiamo sempre più sull'orlo del baratro del default. Inoltre, pur non essendo economisti, abbiamo capito che c'è qualcosa che non torna nel meccanisco che collega il giudizio (rating) sulla solvibilità di uno Stato (e che ci riporta allo spread) e chi elabora tale giudizio, i signori controllori delle agenzie di rating.
Così, in breve tempo, i titoli di Stato assumono i connotati di titoli "tossici" (cosiddetti PIGS/PIIGS, acronimo che sintetizza i nomi de paesi a rischio: Portogallo, Irlarda. Italia, Grecia e Spagna), innestando un meccanismo e conseguenze, per alcuni versi, simili a quelli a cui si era assistito con i subprime. Infatti, a causa del volume dei titoli di Stato posseduti dalle banche, queste sono esposte, a loro volta, al rischio di fallimento.
Nel caso specifico dell'Italia: "Data la forte incidenza dei titoli del debito pubblico italiano nei bilanci delle nostre banche, il default del primo si estenderebbe alle seconde e sarebbero colpiti anche i singoli correntisti, azzerando anche questa componente dei risparmio finanziario. Ma il contagio del default pubblico alle nostre banche priverebbe il sistema produttivo non solo del risparmio nazionale, ma anche del suo sistema bancario, togliendogli uno strumento indispensabile, con l'effetto di estendere la crisi all'economia reale (occupazione, consumi, prestazioni sociali, ecc)" [5].
Soltando correggendo gli errori commessi nel passato, cambiando rotta ed individuando i veri obiettivi da perseguire, si potrà evitare il verificarsi di un così inquietante scenario, "E' chiaro come il sole, basta fare un po' di attenzione: la madre di ogni male di oggi è la speculazione. Il debito in tutto. In conclusione, il vero nemico è il prestito. E' ora di riconoscere che è un biglietto sicuro per la bancarotta, senza ritorno. E' sistemico, maligno ed è globale come il cancro. E' una malattia e dobbiamo combatterla" [6].
E' essenziale combatterla affinchè, dalla generazione dei tre niente, non si passi (se non ci siamo già) a quella delle quattro N: Niente lavoro, niente reddito, niente risorse, nessun futuro.
(FONTI: [1]-Gli incoscienti sostengono il default, Il Manifesto, 4 novembre 2011, pag.15. [2]-Joseph Stiglitz, testo che fa da prefazione al volume dell’Istituto Sindacale Europeo-ETUI Exiting from the crisis: towards a model of more equitable and sustainable growth (ETUI, 2011) . [3]- "Wall Street: il denaro non dorme mai", di Oliver Stone (2010). [4]-"Pacco, doppio pacco e contropaccotto", film di Nanni Loy del 1993, strutturato ad episodi,ambientato nella Napoli degli anni novanta, in cui imbroglioni più o meno professionisti, si arrangiano cercando di truffare il prossimo, rifilandogli appunto il cosi detto "pacco". [5]- Si veda la nota 1. .[6]- Monologo del film. Il Sole 24 ore)
Rosy Merola
(Nel video Youtube: Il monologo tratto da "Wall Street: il denaro non dorme mai")