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ROMA, 13 FEBBRAIO 2014 – «Finalmente si mette fine all’approccio ideologico al tema delle droghe. Sono anni che i dati che emergono dalle diverse esperienze sono stati in qualche modo cancellati da questo approccio», così ha commentato don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), la decisione della Consulta che ieri ha “bocciato” la legge Fini-Giovanardi in materia di stupefacenti.
Torna la distinzione droghe leggere-pesanti, con il revival in via automatica della precedente normativa Iervolino-Vassalli, varata nel 1990. Esultano le associazioni antiproibizioniste: per la Lega italiana per la lotta all'Aids (Lila) si tratta di una «ottima notizia».
Frena invece gli entusiasmi Antonella Calcaterra, referente carcere della Camera Penale di Milano, che sottolinea: «Non è affatto sicuro che chi è ora in carcere per la Fini-Giovanardi esca. La Corte Costituzionale non abolisce il reato, cambia solo il tipo di sanzione».
La sentenza della Corte Costituzionale avrà un impatto notevole da un punto di vista processuale, con ricadute pressoché immediate sul numero degli attuali detenuti arrestati per reati legati agli stupefacenti, circa diecimila: in numerosi procedimenti in corso scatterebbe la prescrizione, dato l'abbassamento delle pene, non sarebbe più possibile ricorrere ad alcuni strumenti di indagine, come le intercettazioni, e le condanne sarebbero più basse anche nel caso di continuazione con altri reati.
«Gli arrestati per droghe leggere sono il 40% degli arrestati per reati in materia di stupefacenti – ha spiegato il presidente della "Società della Ragione", Stefano Anastasia - dunque possiamo pensare che siano 10mila quelli che potrebbero beneficiare della bocciatura della legge. Tra questi, non solo chi è in custodia cautelare, ma anche i condannati in via definitiva, che potrebbero chiedere un incidente di esecuzione per la rideterminazione della pena».[MORE]
«Nel merito della questione – ha precisato il senatore di Ncd Carlo Giovanardi, tra i firmatari della legge sul consumo di droghe - segnalo che rimane in vigore la legge precedente, che punisce con l'arresto e il carcere sia lo spaccio di cannabis che quello di altri tipi di droghe, con la relativa riproposta confusione giurisprudenziale di quale sia la quantità di sostanza che fa scattare la sanzione penale mentre il ricollocare in tabelle diverse le cosiddette droghe leggere e pesanti è una scelta devastante dal punto di vista scientifico e del messaggio rivolto soprattutto ai giovani su una presunta differenziazione di pericolosità dei vari tipi di sostanza, delle cui conseguenze la Corte stessa si assume tutta la responsabilità».
Nessun commento da parte di Gianfranco Fini: «Sento ancora mia quella legge perché ho contribuito a scriverla e proprio per questo prima di esprimermi voglio leggere le motivazioni che hanno portato la Corte a bocciarla. Per ora nessun commento».
Le motivazioni della Consulta saranno rese note nelle prossime settimane.
(Foto: rainews.it )
Domenico Carelli