Delusione e speranze del Sulcis: la visita dei ministri
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CARBONIA, 14 NOVEMBRE 2012 – Ieri è stato il giorno della tanto attesa visita della delegazione ministeriale. Sono le 11 e manca un’ora all’arrivo dei ministri Corrado Passera con il sottosegretario Claudio De Vincenti (Sviluppo Economico) e Fabrizio Barca (Coesione Territoriale) presso la Grande Miniera di Serbariu (Carbonia). Si respira una certa tensione, si sentono i consueti cori come “Il lavoro non si tocca” ed altri, più volgari. A mezzogiorno, giunta la delegazione, i cori aumentano. Ancora bombe carta e palloncini pieni di vernice rosa, qualche fumogeno.[MORE]
I ministri ed il sottosegretario incontrano inizialmente gli Rsu delle quattro principali aziende sulcitane.
I primi sono quelli di Portovesme srl, azienda che, unica in Italia, produce zinco e mosca bianca nel panorama locale, vista la recente assunzione di 60 lavoratori. Salvatore Cappai, Cgil, chiarisce che per mantenere la situazione positiva è essenziale rendere competitivo il costo dell'energia e il miglioramento delle infrastrutture. A suo dire, la delegazione avrebbe garantito il massimo impegno per far sì che «le imprese non lascino il territorio». Enzo Lai, Cisl, nota come la velocità dell'incontro lasci comunque largo spazio alle perplessità. Con i nuovi impianti dell'azienda, infatti, il ruolo dell'energia accrescerà d'importanza e di recente è stato bocciato il progetto eolico. Occorre quindi affrontare e risolvere il nodo energetico. «Lavoro qui da 34 anni» ha ricordato «e da allora si parla sempre degli stessi temi. L'industria non può andare avanti così».
Maggiore ottimismo, sebbene cauto, da parte di Eurallumina. Antonello Pirotto rivela che il 9 novembre la Rusal avrebbe firmato, con il Governo, un memorandum che verrà visionato anche dagli Rsu il 22. In questo modo, tra circa due anni, dovrebbe riprendere la produzione. Ma puntualizza: «saremo contenti quando ognuno degli operai tornerà a lavorare». Il progetto prevede prevede la costruzione di un impianto di cogenerazione autonomo, che li renderà indipendenti da Enel e, per questo motivo, la prevista fine del servizio di superinterrompibilità per il 2015 non spaventa.
Meno ottimismo, invece, per Carbosulcis «abbiamo chiesto risposte sul nostro progetto [il cosiddetto “carbone pulito”, NdA]» dice Stefano Meletti, Uil, mostrando un simbolico annuncio mortuario dell'azienda. Sandro Mereu, Cgil, sottolinea che la Comunità Europea non sarebbe propensa ad accettarlo perché eccessivamente costoso «bisogna verificare se è il caso di rimettere la miniera in funzione». Solo un'attesa ulteriore, dunque.
Totale delusione, invece, per l'Alcoa. Franco Bardi, Cgil, non ha colto alcuna novità e aggiunge «il Governo ha dichiarato di avere risolto il problema energetico, allora perché non di vende? Ci viene il sospetto che sia Alcoa a non volerlo fare. In questo caso sarebbe comunque compito del Governo pressare affinché questo avvenga».
Alle 13: 20 la tensione aumenta: un gruppo di manifestanti sfonda il cordone della polizia e cerca di accedere nell'edificio dove si trovano i ministri. Separate da cinque minuti seguono due esplosioni più forti della precedente.
Alle 15:00 si danno a fuoco dei rifiuti di una discarica adiacente, tra cui il rottame di un'auto. Il fine è quello di bloccare la strada d'accesso all'area.
Archiviati i colloqui con gli Rsu e con le istituzioni locali, verso le 16:30 i componenti della delegazione accolgono la stampa, alla quale non è stato possibile assistere agli incontri precedenti. La conferenza si tiene in modo irregolare per via del tempo perso in precedenza e, per questo, ai giornalisti non è poi possibile rivolgere loro domande.
Claudio De Vincenti, sottosegretario al MiSE, illustra molto velocemente i punti chiave del “piano Sulcis” che, in generale, è indirizzato a «dare un futuro di attività che possano stare sul mercato». Un progetto «tutt'altro che generico» che prevede lo stanziamento di circa 400 milioni di euro (230 da risorse regionali più 128 nazionali) da collocarsi su alcuni assi portanti.
Ovvero le bonifiche, le infrastrutture ed interventi che salvaguardino tradizioni produttive territoriali ma non chiuso a prospettive inedite, più solide, con nuove filiere. Tra queste ultime si stanno considerando la ricerca, l'energia pulita, ed i settori agroalimentare e turistico.
Fabrizio Barca, ministro della Coesione Territoriale, inizia augurandosi che il progetto rappresenti un elemento di discontinuità, fatto di impegni effettivi e monitorabili. «Si tratta del lavoro di tre ministeri (ai presenti andrebbe aggiunto quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, presieduto da Elsa Fornero), e di tutte le istituzioni locali». “Discontinuità” perché «alcuni dei problemi che attanagliano le quattro aziende incontrate oggi sono molto antichi».
È poi entrato più in dettaglio sui fondi. Dei 128 milioni nazionali, 38 sono già destinati agli interventi “invariabili”, cioè quelli ritenuti essenziali per il rilancio dell'area, ovvero infrastrutture e portualità fondali di Portovesme. 55 milioni, invece, saranno destinati a progetti da approvare entro il 10 gennaio prossimo. Infine, i restanti 32-34 si ipotizza di investirli nel piano portuale-turistico iglesiente.
Ha concluso la conferenza stampa Corrado Passera, che ha sottolineato come l'intera giornata sia stata dedicata soltanto al Sulcis e non a tutta la Sardegna come era stato proposto.
Ricostruisce velocemente i quattro incontri con i sindacati. Dichiara poi che la credibilità del progetto sia dovuta al fatto «che non si occupa di tutto, ma soltanto delle cose più fattibili». Sostiene che il problema energetico sia risolto, e richiama alla necessità, comunque, di aprire a Roma un tavolo per la Sardegna. «Progetti chiari» riassume «ma anche rendicontazione». Il piano si propone di «salvaguardare ciò che esiste ma rimane aperto anche verso nuove attività, magari anche collegate a quelle tradizionali, come le energie verdi ed il Sulcis può anche essere candidabile per un polo turistico».
Uscendo poi dallo specifico del piano, accenna alla possibilità di destinare parte dei fondi ricavati dalle multe per gli aiuti di stato (ad esempio i 295 milioni da Alcoa) per “«interventi finanziari ad hoc per la creazione di nuove aziende» e dello sforzo del governo verso la semplificazione burocratica pur senza dimenticare come si sovrappongano legislazioni locali, nazionali e comunitarie.
Il tutto si chiude con l’impegno di tornare il prima possibile sull’isola per affrontare i suoi altri problemi.
Alle 17 e 20 si firma il protocollo e la delegazione lascia la Grande Miniera di Serbariu in elicottero: dei manifestanti bloccano le strade d'accesso.
Alle 17:30, dopo che la delegazione lascia in elicottero la sede dell'incontro, si sfiora la guerriglia. Alle sassaiole dei manifestanti la polizia risponde con il lancio di fumogeni e per disperderli ricorrono all'uso dei furgoni blindati. Il bilancio finale è di 26 feriti tra le forze dell'ordine e 2 indagati tra i manifestanti.
Si chiude così, tra i fumi dei lacrimogeni e il frastuono degli elicotteri, la tanto attesa visita del Governo nazionale in una delle zone più desolate d’Europa. Sebbene rimanga apprezzabile lo sforzo dei ministri, se non altro a segnalare in questo modo la loro attenzione verso il Sulcis, va detto che si rimane ancora nel vago e, nel complesso, non rimangono convinte né le istituzioni locali né i sindacati.
La sensazione che Roma sia lontana e che si vedranno, al massimo, soluzioni “tampone” non ne è uscita intaccata.
Marco Secci