"Corpi da reato" di Paul Feig, donne in divisa e indivisibili
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CORPI DA REATO DI PAUL FEIG, LA RECENSIONE. Sarah Ashburn (Sandra Bullock) è un’agente dell’FBI nerd e single; di tanto in tanto rapisce il gatto del vicino per cercare un po’ di affetto; è precisina sul lavoro, eppure piuttosto imbranata; conosce a menadito il manuale del buon agente. Mullins (Melissa McCarthy) è una detective di Boston, dall’aspetto di virago, col frigo pieno di kalashnikov e bombe a mano, oltre che un sandwich col formaggio (lo stesso da mesi); i suoi interrogatori, in genere, si risolvono nel puntare una pistola alle palle dell’interrogato. Per acciuffare un trafficante di droga, le due si troveranno a lavorare fianco a fianco, facendo scintille per gli "stili" diversi e per le diverse ambizioni: Sarah si sta giocando una promozione, Melissa dovrà tenere i malviventi lontano dalla propria scombinata famiglia, in particolare da un fratello finito sulla cattiva strada. Li prenderanno? Ma chi se ne frega. Ci fanno divertire un mondo. [MORE]
MANETTE E MANESCHE - Mentre le due colleghe-per-forza litigano in una tavola calda, ad un uomo va di traverso il cibo. Sarah prende la situazione in mano e, dopo la classica manovra stura-gola, fa sdraiare il signore provando a praticargli una tracheotomia (!) al volo. Spiega persino passo passo la procedura agli astanti. Ma poi viene presa dal panico, c’è troppo sangue: Mullins risolve tutto mollando un cazzotto sul petto al semi-asfissiato, e il boccone di troppo schizza subito dalla bocca. Una scena emblematica dei diversi modi delle due e di che tipo di assortimento il regista Paul Feig cerchi in Corpi da reato. E lo fa, innanzitutto, giocando per l’appunto con i corpi: la smilza Sandra Bullock, vestita di tutto punto, con tanto di mutandoni della nonna, fa coppia con una scatenata Melissa McCarthy, con la maglietta di una squadra di baseball, qualche chilo di troppo portato con assoluta baldanza, il dito sovente sul grilletto e la bocca piena di metafore sboccate. Stanlio e Ollio versione buddy cops? Più o meno la riedizione delle classiche strane coppie poliziesche, avvicendando gustosissime gag alla velocità di una volante lanciata, sparando angles comici, anche brevi, dall’inizio alla fine, e lasciando in secondo piano l’indagine. Prevale, insomma, la commedia: ma la buona notizia è che la si fa prevalere secondo un buon protocollo.
GAG ESPLOSIVE - È così vero che difficilmente si cerca di affondare qualche spanna più in profondità della superficie farsesca, che persino una morte può assumere contorni in qualche modo spassosi. L’auto di Sarah viene fatta esplodere, ma non era lei ad avere le chiavi: perché la notte prima, in una delle parentesi più vivacemente spiritose del loro far conoscenza, avevano ballato, si erano sballate ed ubriacate in un bar, sotto lo sguardo stupito di placidi vecchietti.
Quando uno di questi, che la sera prima aveva pomiciato con la bella agente sottraendole le chiavi dell'auto, si avvia verso il veicolo, gli si intima: “fermo, è proprietà del governo!”, ottenendo la risposta “beh, pago le tasse… quindi fanculo il Governo!”. Poi salta per aria, ma tutta la tragedia si riassume nel commento della McCarthy: “Dio, il tuo primo ragazzo”.
PALLE E PALLOTTOLE – Eppure un accenno divertito di carattere "tematico" non manca: si tratta della sufficienza con cui vengono talora trattate le donne in divisa. Emerge, ad esempio, nelle continue battaglie diplomatiche che poco diplomaticamente Mullins conduce, anche a nome della partner, perché il caso resti nelle loro mani, quando una coppia di agenti della DEA vuole sfiduciarli; oppure nell’assoluta indifferenza con cui vengono accolti gli ordini di Sarah nell’ironico prologo: “si parte al mio tre. Uno….” e i colleghi si lanciano nella casa del sospettato. Ma poi la donna si rifà subito dopo, smascherando i nascondigli di refurtive varie, alla faccia degli agenti faciloni e frettolosi: efficace, sì, ma con un’aria da maestrina che la rende poco popolare.
Ecco perché Mullins\McCarthy, oltre a detenere il lead role nella coppia comica, è anche funzionale alla “formazione” di Sarah\Bullock, perchè sia meno arrendevole e sappia guadagnarsi il rispetto: certo, piuttosto rudemente, sulle prime – come quando, nel bagno della disco dove sperano di mettere una cimice nel cellulare di un sospettato, Mullins “sveste” la collega, facendo vedere più tette e più gambe con un paio di colpi di forbice, e sconvolgendole i capelli; ma alla lunga, la “mascolinità” del donnone si rivela, in fondo, un’autodifesa in un ambiente maschilista che la bolla come “mentalmente instabile”.
Fioccano, non a caso, i riferimenti alle “palle”.
“No, non ci sono. Fammi vedere meglio” – dice Mullins rovistando sulla scrivania del capo.
“Cosa sta facendo?” – chiede Sarah.
“Sta cercando le mie palle” – risponde il capo.
“Se qualcuno vedesse le palle del capitano, mi facesse sapere!” – declama Mullins all’intero ufficio.
Corpi da reato di Paul Feig è una commedia poliziesca più sfrenata nelle battute divertenti che in quelle di caccia, ma non è un reato se alla coppia Bullock\McCarthy riesce così brillantemente di ammanettare lo spettatore alla poltrona col sorriso stampato sulle labbra.
TITOLO ORGINALE: The Heat
USCITA CINEMA: 03/10/2013
GENERE: Azione, Commedia
REGIA: Paul Feig
SCENEGGIATURA: Katie Dippold
ATTORI: Sandra Bullock, Melissa McCarthy, Kaitlin Olson, Taran Killam, Thomas F. Wilson, Michael Rapaport, Demian Bichir, Tony Hale, Raw Leiba, Steve Bannos, Andy Buckley, Michael McDonald, Nathan Corddry, Jamie Denbo
PRODUZIONE: Chernin Entertainment, Tomkats Catering, Twentieth Century Fox Film Corporation
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox Italia
PAESE: USA 2013
DURATA: 117 Min
(in foto: particolare del poster americano)
Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte
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