Cile: cominciate le operazioni di salvataggio dei sepolti vivi, minatori in superficie [DIRETTA]
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CILE – Le operazioni per salvare i 33 minatori cileni, intrappolati ad oltre 600 metri sotto terra, sono finalmente iniziate. La capsula Fenix, costruita ad hoc per questa operazione, funziona perfettamente: scende in profondità e sale in superficie senza intoppi. Finalmente gli eroici operai, che hanno resistito 68 giorni nella completa oscurità, supportandosi sempre l’uno con l’altro, potranno tornare a casa. Già due uomini sono usciti dalla miniera maledetta di San Josè. [MORE]
La televisione cilena sta seguendo in diretta la liberazione dei prigionieri della miniera, la gioia e la commozione tra i presenti è indescrivibile. Il primo minatore ad essere liberato è stato Florencio Avalos, intorno alle 5.10, ora italiana, seguito a ruota, appena 59 minuti dopo, da Mario Sepulveda. Le operazioni procedono dunque a ritmo elevato, nonostante i marchingegni utilizzati siano delicatissimi. Si era parlato di singoli interventi, per ciascun minatore, di almeno due ore, sembra invece che per liberarli tutti ci vorranno meno di due giorni, come precedentemente annunciato dalle autorità.
Il secondo minatore salvato, Mario Sepulveda, è stato uno dei maggiori protagonisti di questa vicenda che ha dell’incredibile: quest’uomo ha fatto da animatore nei video che descrivevano le condizione in cui i 33 minatori versavano ed ha portato con sé, in superficie, una sacca con pietre e minerali, distribuite a tutti i presenti. Ha abbracciato moglie e figli, amici e parenti, lasciando per ultimo il presidente cileno, Sebastian Pinera.
Il criterio utilizzato per scegliere chi per primo debba risalire in superficie è quello della ‘legge del più forte’: per sperimentare questo tipo di macchinario su qualcuno che è già fortemente provato bisogna essere certi che sopporterà i 15 minuti di risalita nella gabbia, senza potersi muovere. Subito dopo gli uomini di robusta e sana costituzione, in grado di affrontare ogni evenienza, toccherà a quelli con problemi di salute cronici: ipertensione, malattie dell’apparato respiratorio, malati di cuore.
L’ultimo a risalire sarà Luis Urzua, capoturno, di 54 anni, preceduto dall’elettricista Petro Cortes e da Ariel Ticona, l’uomo che ha tenuto le comunicazioni con il gruppo di sepolti vivi per ben due mesi. I minatori indosseranno un’imbracatura, che di solito viene utilizzata dagli astronauti, con elettrodi incorporati per seguire il battito cardiaco durante la risalita, la respirazione, la temperatura ed il consumo di ossigeno, in modo da intervenire in caso di problemi tecnici o di un attacco d’ansia. Ciascun minatore sarà infatti dotato di una ricetrasmittente.
Siamo ora a quota cinque: cinque vite salvate. Il quarto ad essere tratto in superficie è Carlos Mamani, 23 anni, sposato e con una bimba di 16 mesi. L’uomo lavorava da soli 5 giorni nella miniera, quando è crollata. Era anche l’unico minatore boliviano coinvolto nel crollo della miniera cilena. Nelle prossime ore Mamani incontrerà il presidente boliviano, Evo Morales, che gli offrirà un posto di lavoro in patria.
Il quinto minatore estratto è il più giovane del gruppo: si chiama Jimmy Sanchez ed ha 19 anni. Appena arrivato in superficie è stato messo su una barella, per ora è quello con lo stato di salute peggiore.