Caso Moro, ex poliziotto: «A via Fani c'erano due poliziotti sulla Honda che aiutò i brigatisti»
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ROMA, 23 MARZO 2014 - Nuove rivelazioni sono giunte sul caso del rapimento di Aldo Moro, ex segretario della Democrazia Cristiana, avvenuto per mano delle Brigate Rosse. Enrico Rossi, un ex ispettore di polizia oggi in pensione, racconta infatti che in via Fani a Roma c'erano due agenti dei servizi segreti che protessero le Br da ogni possibile disturbo esterno.
L'uomo ha dichiarato all'agenzia Ansa:"Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Diede riscontri per arrivare all’altro. Dovevano proteggere le Br da ogni disturbo. Dipendevano dal colonnello del Sismi che era lì". Inoltre ha sottolineato di essere venuto a conoscenza della lettera per puro caso solo nell'anno 2011.[MORE]
La suddetta missiva venne inviata ad un giornale all'epoca del sequestro. Al suo interno si dichiarava: “Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia".
Proseguiva poi: "La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontralo ultimamente".
Da quanto si evince, il quotidiano che la ricevette la passò alla questura, ma della lettera non si seppe più nulla fino a quando giunse nelle mani di Rossi, che lavorava nell'antiterrorismo. In merito alla missiva, Rossi ha spiegato: “Non è protocollata e non sono stati fatti accertamenti, ma ci vuole poco a identificare il presunto guidatore della Honda di via Fani".
L'ex poliziotto ha portato avanti le indagini per diverso tempo, ma dopo alcuni scontri interni alla polizia, è giunto alla convinzione che sia stata sprecata “una grande occasione perché c’era un collegamento oggettivo che doveva essere scandagliato”. Oggi Rossi ha deciso di parlare dopo che, andato in pensione nel 2012, è venuto a sapere che l’uomo della moto è morto e che le pistole sono state distrutte.
Valentina Vitali
(Foto: qn.quotidiano.net)