Caso Lusi: l'ex tesoriere della Margherita condannato a 8 anni di reclusione
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ROMA, 3 MAGGIO 2014 – Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, è stato condannato a otto anni di reclusione per essersi indebitamente appropriato di 25 milioni di euro, appartenenti alle casse della Margherita, e per calunnia nei confronti di Francesco Rutelli, leader del partito. A condannarlo, nella quarta sessione penale, il presidente Laura Di Girolamo, del tribunale di Roma.
Lusi ha ricevuto dal Tribunale una pena più lunga di quella richiesta dal pm Stefano Pesci, che aveva sollecitato 7 anni per l’ex tesoriere. Nell’ultima sentenza è però caduta l’ipotesi di reato di associazione a delinquere. Per quanto riguarda la calunnia, Lusi è stato condannato a versare un acconto di 5 mila euro per risarcire Rutelli, ma i danni precisi saranno stabiliti in giudizio civile. Secondo la sentenza adesso scatta per Lusi l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Insieme all’ex senatore, nel processo sono stati anche condannati sempre per appropriazione indebita i due commercialisti, Mario Montecchia e Giovanni Sebastio. Il primo è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione e a 2 mila euro di multa, mentre Sebastio dovrà scontare due anni e otto mesi e 1.600 euro di multa. Con loro è stata condannata, a un anno e due mesi, anche Diana Ferri, segretaria di Lusi, ma per lei la pena è sospesa per cinque anni.[MORE]
Per Lusi si è già provveduto al sequestro degli immobili acquistati con i soldi della Margherita, inclusa la famosa villa del settecento di Genzano. I giudici hanno stabilito che il vincolo deve essere mantenuto su tutti gli immobili oggetto del processo, il valore di essi ammonta a circa 16 mila euro.
Rutelli ha espresso grande soddisfazione per la sentenza emanata: ““Giustizia è fatta. Vengono dimostrate le esclusive responsabilità dell’ex tesoriere e dei suoi complici, e la nostra totale onestà, di politici e persone perbene. Sono soprattutto felice perché non solo è integro l’onore della Margherita, dei suoi dirigenti e mio ma resta integra anche la credibilità tecnico-amministrativa del partito”
Michela Franzone