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SIDNEY, 11 OTTOBRE 2011 - Ormai è una vera e propria corsa contro il tempo: la lotta alla marea nera si fa sempre più serrata. Tutto per cercare di salvare un'isola incontameinata della Nuova Zelanda, ed evitare uno dei peggiori disastri ambientali mai avvenuti. Eppure il carburante che sta ancora uscendo da Rena, la nave porta container di 236 metri arenata mercoledì 5 ottobre sulla barriera corallina Astrolabio nella Bay of Planty. La perdita è di oltre 300 tonnellate di carburante, che hanno causato un'onda nera larga 6 chilometri che ha già ucciso numerosi uccelli marini.[MORE]
Specie come i inguini blu e una ricca fauna di pesci e uccelli marini sono sempre più pericolosamente minacciati. Tanto che il ministro dell'Ambiente neozelandese, Nick Smith è costretto ad ammettere che «È la peggiore catastrofe marittima della storia del Paese». Il premier John Key ha sorvolato più di una volta la zona in eliccottero e aperto un'indagine sulle dinamiche dell'incidente che «pone interrogativi seri». Ma gli armatori della nave non hanno ancora fornito una spiegazione sull'accaduto, limitandosi ad assicurare che collaboreranno con le autorità « per arginare il danno».
Contro gli interventi, presto ci sarà anche il meteo, in netto peggioramento nelle prossime ore. Il rischio principale sono le altre 1.700 tonnellate di petrolio che si potrebbero riversare in mare. Ma i Per bloccare l'onda nera 250 specialisti sono accorsi da Australia, Gran Bretagna, Olanda e Singapore, mentre 300 militari sono pronti ad entrare in azione per ripulire le spiagge minacciate dall'arrivo delle bolle di petrolio. Intanto si lavora per estrarre il carburante rimasto a bordo. Il recupero dalla nave di 47 mila tonnellate con a bordo 2.100 container è reso più difficile dalle pessime condizioni del tempo e del mare, un quadro atteso in ulteriore peggioramento dopo che in queste ore le onde hanno raggiunto i cinque metri di altezza. E se la petroliera, arenata al largo del porto di Tauranga, si dovesse spaccare per la burrasca in arrivo, l'intero carico di carburante potrebbe riversarsi in mare.
Caterina Gatti